Ha ucciso la suocera nel suo appartamento, colpendola alla gola con un'arma da taglio, forse un coltello, delle forbici o una forchetta. E dopo il delitto, è quanto trapela, si è seduta a cavalcioni sul corpo ormai inerme della 62enne, fumando una sigaretta. Il marito l'avrebbe trovata in quella posizione e in stato confusionale. È la descrizione di un omicidio brutale, avvenuto il 4 febbraio in un piccolo paese dell'entroterra siciliano, Pietraperzia, in provincia di Enna. Da quanto è stato ricostruito, la 32enne Laura Di Dio si era recata a casa di Margherita Margani per bere un caffe. Subito dopo sarebbe nata una discussione, dai toni sempre più accesi. Di Dio avrebbe quindi preso un coltello e ucciso brutalmente la donna. Nell'inchiesta emerge non solo che i rapporti tra le due donne non fossero rosei e che si fossero da poco riconciliate dopo anni che non si parlavano. Ma anche che il contesto familiare in cui entrambe vivevano era connotato da una grande violenza. Nell'estate del 2018 la donna, che all'epoca era incinta, era stata aggredita dal marito. In quell'occasione era stato il cognato, ventenne, a difenderla, sparando contro il fratello. Fortunatamente l'uomo non rimase ferito, ma il giovane fu arrestato per tentativo di omicidio. In quell'occasione la donna fu colta da malore e trasportata al pronto soccorso.
"Io mi sono difesa"
"È stata mia suocera ad aggredirmi con un coltello, io mi sono difesa", ha detto, assistita dall'avvocato Salvatore Timpanaro, la 32enne ai carabinieri e al sostituto procuratore di Enna, Michele Benintende. Durante l'interrogatorio ha sostenuto che spesso era la suocera ad occuparsi dei figli e che il marito, quando lei era sola, la chiamava in aiuto per vigilare sul suo comportamento nei confronti dei bambini. La donna è stata dichiarata in stato di fermo per omicidio aggravato e la Procura ha disposto l'autopsia. Nuora e suocera abitavano accanto, due case piene di telecamere, le cui immagini sono al vaglio degli investigatori.
La depressione non certificata
"Mia moglie soffriva di depressione", dice Francesco. "Io amo mia moglie - aggiunge -. Non voleva farsi curare io non lasciavo mai soli i miei figli con lei". "Era una lunatica, un'instabile - sostiene Giusi, figlia della vittima - abbiamo provato ad aiutarla e non ne voleva sapere". A Pietraperzia, un piccolo comune della provincia di Enna, c'è sgomento e incredutlità per una vicenda che da tempo si trascinava ma che nessuno poteva immaginarsi potesse sfociare in un atroce delitto.
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