Cronaca nera

La svolta nell'omicidio della tabaccaia di Foggia: arrestato un marocchino

Il killer reo confesso era destinatario di un decreto di espulsione dall'Italia. Il legale: “Rapina finita male, non voleva uccidere”

Foggia, svolta nell'omicidio della tabaccaia: il killer nordafricano ha confessato

Ascolta ora: "Foggia, svolta nell'omicidio della tabaccaia: fermato un nordafricano"

Foggia, svolta nell'omicidio della tabaccaia: fermato un nordafricano

00:00 / 00:00
100 %

Svolta nell'omicidio di Franca Marasco, la tabaccaia uccisa a coltellate a Foggia lo scorso lunedì. I carabinieri e la procura di Foggia hanno individuato e arrestato l'assassino della settantaduenne: si tratta di Moslli Redouane, un marocchino di 43 anni, che ha confessato il delitto. Secondo quanto riferito, il killer era destinatario di un decreto di espulsione dal territorio italiano disposto in seguito ad una serie di reati che avrebbe commesso. Il provvedimento, però, non gli era mai stato notificato in quanto l'uomo era irreperibile a causa del suo continuo peregrinare tra varie città italiane. Il sospettato è stato individuato grazie ad un complesso lavoro di indagine coordinato dalla procura foggiana, in particolare attraverso la visione di alcuni filmati delle telecamere di videosorveglianza.

"Si è trattato di una rapina finita male", le parole all'Adnkronos dell'avvocato Nicola Totaro, legale del 43enne fermato per l'omicidio della tabaccaia: "Il mio assistito si è messo a disposizione dell'autorità giudiziaria, prestando il suo consenso agli accertamenti sul dna e rispondendo a tutte le domande. Si è messo a piangere e ha chiesto scusa. La rapina gli è sfuggita di mano, la signora ha reagito e si è trovato in una situazione più grande di lui". L'avvocato ha evidenziato che il suo cliente aveva un permesso di soggiorno scaduto, aveva chiesto il rinnovo ma non aveva un lavoro regolare. Il legale ha posto l'accento sulla situazione di degrado:"Lui è bracciante agricolo e da Napoli era venuto a Foggia per lavorare nella raccolta di pomodori ma non aveva un regolare contratto ed era sottopagato". Da qui l'idea della rapina: "Ha usato il coltello per minacciare, ma la situazione è sfuggita di mano. Per ora l'accusa è di omicidio volontario, ma io credo che possa essere riqualificata in omicidio preterintenzionale".

Svolta nell'omicidio della tabaccaia

Le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Foggia nelle ultime ore si sono concentrate sul nordafricano, ritenuto l'autore materiale dell'omicidio della tabaccaia, massacrata nel suo esercizio di via Marchese de Rosa. Il marocchino è stato individuato e arrestato a Napoli, dove probabilmente si era rifugiato dopo l'assassinio. Gli investigatori hanno posto la loro attenzione sul movente: dopo il delitto, l'assassino è scappato via senza prendere nulla dalla cassa della rivendita di tabacchi ma solo il telefono cellulare della vittima. Difficile dunque ipotizzare una tentata rapina: le autorità stanno provando a verificare le "voci" secondo cui la tabaccaia da qualche tempo stesse subendo delle pressioni in qualche modo legate alla sua attività professionale.

Ulteriori risposte sono attese dagli approfondimenti dei Ris sul coltello utilizzato per l'omicidio - ritrovato a poche decine di metri di distanza dall'attività commerciale - e dall'esame autoptico sul corpo della tabaccaia in programma all'inizio della prossima settimana. In particolare, gli esperti dovranno chiarire quante siano state le coltellate inferte alla vittima settantaduenne. Un delitto che ha sconvolto la comunità foggiana, stetta attorno ai cari della vittima: nelle ultime ore associazioni e cittadini hanno portato fiori e bigliettini davanti alla tabaccheria.

Per la giornata di domenica è stato sancito un momento di preghiera in tutte le parrocchie della città: "L'illegalità non può essere più forte della giustizia, l'odio più desiderato della mitezza, il male più potente del tuo amore. Aiutaci a vivere il buio del presente, non come un gioco dove tutto è calcolato o una lotta dove tutto è impossibile, ma come aurora che risveglia tracce di bontà e illumina il sentiero dell'onestà senza pregiudizi e malvagità", recita il testo dell'arcivescovo metropolita Monsignor Pelvi inviato a tutte le comunità parrocchiali. Poi la preghiera finale:"Madre dei sette veli, insegnaci il silenzio. Facciamo tacere gli uomini! Altrimenti la voce di Dio non può essere ascoltata.

Creiamo più silenzio e la speranza tornerà".

Commenti