
I punti chiave
Le impronte rilevate dai Ris di Parma con le fascette para-adesive sulle superfici all'interno della villetta di via Pascoli a Garlasco, dove la mattina del 13 agosto 2007 fu uccisa Chiara Poggi, sarebbero a "forte rischio di contaminazione". Lo rivela il genetista Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi, in un'intervista rilasciata ad Adnkronos. L'esperto ha sollevato anche un'altra questione relativa all'impronta papillare 33, attribuita dai periti della procura di Pavia all'indagato Andrea Sempio: "L'intonaco grattato dalla traccia 33 è andato interamente consumato nel tentativo di trovare del Dna che comunque non sarebbe stato databile".
Le 60 impronte
Sotto la lente dei pm pavesi ci sono numerosi elementi, tra cui le 60 impronte che furono repertate dagli specialisti del Reparto Investigazioni Scientifiche dell'Arma sulla scena del crimine alcuni giorni dopo l'efferato delitto. Una in particolare ha catturato l'attenzione degli inquirenti, ovvero quello contrassegnata con il numero 10. Si tratta di un'impronta rilevata accanto alla maniglia interna della porta d'ingresso di casa Poggi. La consulenza tecnica dei pubblici ministeri ha già escluso che la traccia sia riconducibile a Sempio, a Stasi o ai familiari della vittima. Motivo per il quale sarà analizzata e discussa nell'incidente probatorio che prenderà il via dal prossimo 17 giugno.
Il rischio di contaminazione
Ora, però, il consulente della famiglia Poggi, il genetista Marzio Capra, che ha partecipato fin dall'inizio all'indagine sull'omicidio, spiega che quelle impronte rilevate con le fascette para-adesive "sono a rischio di contaminazione" e, dunque, astrattamente inutilizzabili. "Sui para-adesivi - dice Capra all'Adnkronos - c'è un forte rischio contaminazione, l'ipotesi è che non avendo utilizzato pennelli singoli per evidenziare ciascuna traccia, non si può escludere che ci sia stato un 'trasferimento di materiale pennellando da una all'altra".
L'impronta 33
Stesso discorso per l'impronta numero 33 - quella rintracciata lungo le scale che conducono al seminterrato di casa Poggi, non distante dal punto in cui venne trovato il corpo senza vita di Chiara - e che gli esperti di dattiloscopia forense incaricati dalla procura di Pavia hanno attribuito ad Andrea Sempio.
Secondo Capra "l'intonaco grattato dalla traccia 33 è andato interamente consumato nel tentativo di trovare del Dna che comunque non sarebbe stato databile". Un nuovo rebus per una inchiesta che promette altri colpi di scena.