In tv si continua a parlare del delitto di Garlasco: a tal proposito, stamani c'è stato un nuovo intervento del generale (ex capo dei Ris) Luciano Garofano, che è tornato a dare la sua opinione in merito all'omicidio di Chiara Poggi. Garofano era ospite di Storie Italiane, programma in onda su Rai1, e con lui era presente anche l'avvocato Antonio De Rensis, legale che sta assistendo Alberto Stasi.
Fra i due sono volate scintille, soprattutto perché l'ex capo dei Ris non ha gradito alcune affermazioni di Antonio De Rensis, che il giorno prima lo aveva definito come "ingenuo". L'avvocato ha prontamente risposto leggendo la definizione del termine riportata sul dizionario. Il generale, però, non si è placato, e ha voluto ribadire che "un conto è il termine preso dal significato letterale della parola, un conto è quello che lei ha aggiunto". Risentito, ha dunque continuato: "Lo ha legato al fatto che io mi ero occupato dell'indagine di Garlasco nel 2007, per cui ingenuo significava che io ero stato leggero, non accorto".
Il riferimento alla consulenza di Linarello, ottenuta dagli avvocati di Sempio, è stato chiaro. Garofano ha però insistito sul fatto di aver operato in buona fede, certo che la documentazione fosse legittima. "Ho ricevuto da tre penalisti una documentazione che riguardava di verificare se il DNA di Sempio corrispondeva al prelievo fatto dalla società SKP per poi redigere una consulenza. Per quale motivo io dovevo verificare e scoprire che quella documentazione fosse legittima o meno? Io avevo un compito molto particolare ristretto a quegli ambiti, non mi sono chiesto e non mi dovevo chiedere", ha affremato. "Non sono ingenuo perché davo per scontato che quella documentazione fosse legittima. Ho scoperto nel maggio 2025 che forse non lo è e che la mia consulenza non era stata depositata, ma questa è la strategia difensiva, che decide se usarla o no", ha aggiunto.
Insomma, Garofano ha professato la propria innocenza, ribadendo di aver dimostrato trasparenza.
Per quanto riguarda la famosa impronta 33, l'ex capo dei Ris ha dichiarato di aver suggerito a Sempio e ai suoi legali di inserirla nell'incidente probatorio."Sono testimone di tanti casi mediatici, ma so che i magistrati hanno gli anticorpi per potersi difendere anche da una elaborazione ignobile che è stata fatta di questo caso.
L'impronta 33 che la Procura ritiene attribuibile a Sempio è un elemento indiziario importante, vedremo come concluderà la dottoressa Albani. Se questi due capisaldi reggono, Sempio credo che purtroppo sarà rinviato a giudizio. Io non credo alla potenza identificativa di quel Dna", ha concluso.