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Il giallo di Liliana Resinovich: effettuati prelievi, l’autopsia può aprire “scenari diversi”

Ancora niente autopsia per Liliana Resinovich, tuttavia sono stati effettuati dei prelievi che potrebbero cambiare ciò che si sa sulla morte della donna

Screen Quarto Grado
Screen Quarto Grado
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Non è stata ancora effettuata l’autopsia sul corpo di Liliana Resinovich, riesumato due giorni fa. Sono stati tuttavia effettuati prelievi ossei e di tessuti nel primissimo esame svolto nell’Istituto di medicina legale di Milano, durato diverse ore e disposto dalla procura e affitato al team dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo.

Il corpo è stato trovato “in avanzato stato di trasformazione”, ma i consulenti dei pubblici ministeri e dei parenti di Lilly non escludono che questa seconda autopsia possa aprire “scenari diversi rispetto a quelli già svelati”. Non si conoscono ancora i test che verranno effettuati sui prelievi e sul resto del corpo, poiché non sono ancora stati fissati, ma si mira a stabilire con certezza quando e come sia morta Liliana.

La vicenda

Liliana Resinovich scompare da Trieste la mattina del 14 dicembre 2021 per poi essere ritrovata cadavere tre settimane più tardi nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico. Il suo corpo e la sua testa erano stati avvolti da sacchetti di plastica - trasparenti sulla testa, neri sul corpo - e gli inquirenti hanno pensato immediatamente che il suo fosse un suicidio. Nel video del ritrovamento si sente infatti menzionare un’altra donna suicida ritrovata nei giorni precedenti.

I parenti però non hanno mai creduto che Lilly possa essersi tolta la vita. E quindi alla fine delle indagini, nella primavera del 2023, sono state presentate le opposizioni all’archiviazione per suicidio da parte del vedovo Sebastiano Visintin, del fratello Sergio Resinovich e dalla nipote Veronica. A giugno 2023 le indagini sono riprese e sono state riesaminati tutti gli indizi già considerati nell’indagine precedente. Nessuno però è stato indagato.

I punti ancora da chiarire

Ci sono tantissimi dettagli che forse non troveranno mai risposta nel giallo di Lilly. Il primo: che fine hanno fatto le sue chiavi? Il giorno del ritrovamento, nella borsa c’erano solo le chiavi di riserva. Mancano all’appello le chiavi che la donna usava di solito, tenute insieme da un portachiavi a forma di L.

La borsa inoltre conteneva poche suppellettili, tra cui una bottiglietta in cui non c’erano le impronte di Liliana - così come erano assenti sui sacchi - e mancavano gli smartphone, che sono stati ritrovati in casa. Dall’analisi dei device sono emersi numerosissimi contatti con Claudio Sterpin, ma anche le ricerche di Lilly: case in affitto e la query “come divorziare senza avvocato”.

C’è poi il nodo del percorso effettuato la mattina della scomparsa.

Lilly è stata inquadrata da alcune telecamere di sorveglianza con l’abbigliamento che aveva il giorno del ritrovamento, ma c’è un filmato in cui non si è certi si tratti di lei: una persona viene inquadrata in piazzale Gioberti, ma nessuna delle persone vicine metterebbe la mano sul fuoco che sia stata immortalata Liliana.

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