I messaggi, il coltello, il film del delitto: così è stata uccisa Sara Campanella

La vicenda del femminicidio di Sara Campanella, che resterà senza giustizia. Il killer che ha confessato è morto suicida in carcere

I messaggi, il coltello, il film del delitto: così è stata uccisa Sara Campanella
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Mi amo troppo per stare con chiunque”. Lo aveva scritto su Facebook Sara Campanella, 22enne originaria di Misilmeri e studentessa universitaria a Messina uccisa il 31marzo 2025 da Stefano Argentino, il quale il 6 agosto successivo si sarebbe suicidato in carcere - ma c’è un’inchiesta in corso per stabilire cosa sia accaduto. Il suicidio dell’accusato si traduce nell’annullamento del processo, perché in questo modo il reato si è estinto. Intanto la famiglia della vittima ha in cantiere la costituzione di una fondazione per tenere vivo il ricordo dei valori di Sara e contrastare le violenze di genere.

Il femminicidio

È il 31 marzo. Le telecamere di videosorveglianza riprendono la vittima all’uscita del Policlinico dopo le lezioni. È il film del delitto. Argentino la attende fuori da un padiglione e inizia a pedinarla, ma lei se ne accorge. Sara scrive alle amiche, che non fanno in tempo ad andare in suo soccorso: “Dove siete? Che sono con il malato che mi segue”.

Argentino la raggiunge e i due sembrano discutere nei pressi di una pompa di benzina. Poi lei sembra andarsene, divincolandosi, ma lui la accoltella e scappa via. Sono le 17.15: Sara viene soccorsa e portata in ospedale, ma è in condizioni gravissime e muore poco dopo per dissanguamento.

I messaggi insistenti

Ci sono dei prodromi che non possono essere trascurati quando si racconta del femminicidio di Sara Campanella, ovvero messaggi e telefonate insistenti che Argentino avrebbe effettuato nel tempo, prima a intervalli regolari anche molto dilatati, poi sempre più spesso. È probabile che in dibattimento si sarebbe discusso di presunti atti persecutori, ma ora non lo si saprà mai.

A un certo punto la vittima aveva iniziato a documentare le presunte molestie, registrando le telefonate e le conversazioni, fino all'ultima. Era stata decisa e precisa: “Non voglio nulla con te, spero ora, dopo un anno, di essere stata chiara. L'ultima volta ti ho detto di lasciarmi in pace, cosa hai capito di questa cosa? Tu te ne torni a casa tua, io continuo per la mia strada, o mi devi seguire fino… Mi stai seguendo”.

I carabinieri avevano lavorato anche sull’ipotesi di premeditazione: secondo le indagini, Argentino avrebbe acquistato su Amazon il coltello con cui avrebbe colpito Sara Campanella, un’arma compatibile con le ferite inferte (era stata recuperata la scatola nel corso delle perquisizioni), un’arma che però non è mai stata ritrovata.

La fuga e l’arresto

Dopo essere fuggito dal luogo del delitto, Argentino si sarebbe rifugiato in una casa vacanza dei genitori a Noto, suo paese d’origine, a 180 chilometri da Messina. Lì sarebbe stato trovato dai carabinieri dopo le 23 e posto in stato di fermo: alla fine avrebbe confessato. Come hanno scritto i magistrati nel procedimento, “il grave quadro indiziario, già emerso e corroborato dalle dichiarazioni dei testi denota una pericolosità non comune. Pur essendo incensurato ha mostrato efferatezza e crudeltà nella condotta tenuta”.

Successivamente è stata interrogata la madre di Argentino Daniela Santoro, che ha affermato che il figlio non le avesse parlato dell’omicidio: “Ho aiutato mio figlio perché si voleva uccidere”, ha ammesso la donna.

Prima del trasferimento in carcere, il 27enne era stato sottoposto a visite psicologiche e poi posto in custodia cautelare. Nulla sembrava far presagire il suicidio, che ora chiude il capitolo riservato alla giustizia.

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