
Sofia Stefani e Giampiero Gualandi si sarebbero scambiati quasi 17mila messaggi durante la loro relazione. Lo ha rivelato il maresciallo maggiore del nucleo investigativo dei carabinieri di Bologna, Matteo Filippone, testimoniando al processo di primo grado a carico dell'ex comandante della polizia locale di Anzola dell'Emilia, Gualandi, accusato di aver ucciso l'ex vigilessa con un colpo partito dalla sua pistola d'ordinanza la mattina del 16 maggio 2024. L'imputato sostiene che si sia trattato di un drammatico incidente, mentre per la procura gli contesta l'omicidio volontario.
I messaggi
Nel corso dell'udienza, che si è svolta questa mattina davanti alla Corte d'Assise del capoluogo emiliano, Filippone ha spiegato che "statisticamente le parole più presenti nelle chat tra Giampiero Gualandi e Sofia Stefani sono 'tensioni' e 'pressioni'". Il numero di chat che il maresciallo ha portato all'attenzione del giudice è impressionante: 16.850 messaggi che i due si sarebbero scambiati su Whatsapp, Viber e Signal, da gennaio 2023 al 16 maggio 2004, il giorno in cui Sofia è stata uccisa. Dal testo delle chat emergerebbe "una ciclica alternanza di quiete e tensione nel loro rapporto", ha puntualizzato il carabiniere. Gualandi avrebbe lamentato di "non farcela più", chiedendo alla giovane collega di "lasciarlo respirare".
"La relazione non è mai stata interrotta"
Tuttavia Filippone ha precisato che "la relazione non è mai stata interrotta". Stefani "ogni tanto mostrava dei sensi di colpa" per la liaison con l'imputato e, come precisa il Corriere della Sera, in varie occasioni avrebbe espresso la volontà di recuperare il rapporto con l'allora fidanzato. Una circostanza che smentirebbe, almeno in parte, la versione fornita da Gualandi. L'uomo ha sempre sostenuto di voler troncare la relazione con la ex collega. E invece dai messaggi risulta che avrebbe chiesto a più riprese alla giovane donna di continuare a vedersi e di non adottare "soluzioni radicali", anche dopo che la moglie aveva scoperto il tradimento.
Le foto e i video intimi
Oltre ai 17mila messaggi, vittima e imputato si sarebbero scambiati anche foto e video espliciti. "Dai messaggi si evincono anche diversi rapporti sessuali consumati nell'ufficio del commissario capo ad Anzola, oltre che nei motel o casa sua in assenza della moglie", scrive il giornale di via Solferino. Per combinare gli incontri sul posto di lavoro, lontano da occhi indiscreti, Gualandi avrebbe inviato all'ex collega anche il prospetto dei turni della polizia locale di Anzola.
Il dente rotto e la costola incrinata
Dalle chat si evince che, a dicembre 2023, Gualandi avrebbe rotto un dente a Sofia. Si parla anche di una costola incrinata, come testimonierebbero due messaggi inviati dalla donna all'imputato. Il primo: "Che ne dici di farti perdonare per i lividi che mi hai fatto oggi al Maxim?". E l'altro, a cui Sofia aveva allegato la foto del dente ricostruito: "Confermata costola incrinata. Ma mi hai dato un pugno o mi hai colpita con una mazza da baseball?".
Lo scontro in aula
Durante l'udienza non sono mancati momenti di tensione tra accusa e difesa riguardo alla lettura dei messaggi. Il legale di Gualandi, l'avvocato Claudio Benenati ha fatto opposizione: "Non capiamo l’utilità di dare lettura di cose molto intime, - sono state le sue parole - anche per rispetto alla vittima e ai suoi familiari.
Immediata la replica della procuratrice aggiunta Lucia Russo: "L'imputato è stato rappresentato per mesi dai media come un buon padre di famiglia, perseguitato da Sofia Stefani e, anche se non indulgeremo su questi messaggi, è importante far conoscere ai giudici quello che scriveva Gualandi". E infine, ha chiosato la procuratrice: "Ingiusto accusare Sofia di essere una molestatrice".