Scena del crimine

L'autopsia, il segno sul collo, i video: "Cosa c'entra la madre di Saman"

L'autopsia sul cadavere di Saman Abbas ha evidenziato una frattura sull'osso ioide. L'avvocato Barbara Iannuccelli a ilGiornale.it: "Serviranno altri accertamenti per capire come è morta"

Screen "Quarto grado"
Screen "Quarto grado"

Il corpo ritrovato a Novellara, lo scorso 18 novembre, è quello di Saman Abbas. L'autopsia, eseguita mercoledì mattina, ha fugato i pochi dubbi rimasti sull'identità del cadavere. Gli accertamenti autoptici, affidati dalla Corte d'Assise a due periti d'eccezione - l'anatomopatologa Cristina Cattaneo e l'archeologo forense Dominic Salsarola - non sono ancora conclusi. Sarà necessaria la nomina di altri esperti: un genetista, per i riscontri sul Dna, e un tossicologo.

"La frattura dell'osso ioide è un dettaglio che desta particolare attenzione perché potrebbe fornire qualche dettaglio in più sulla dinamica del decesso", spiega alla nostra redazione l'avvocato Barbara Iannuccelli, l'avvocato dell'associazione Penelope, costituitasi parte civile nel processo per omicidio e occultamento di cadavere a carico dei 5 familiari della 18enne pakistana. Poi sulla madre di Saman: "Il suo ruolo nella vicenda è stato fondamentale".

Dottoressa Iannuccelli, può confermare che il cadavere trovato a Novellara, lo scorso 18 novembre, è quello di Saman?

"Assolutamente sì. In realtà vi erano pochi dubbi che si trattasse di Saman sin da quando il cadavere è stato dissotterrato. Anche perché il corpo è stato ritrovato su segnalazione di uno dei cinque imputati - parlo di Danish Hasnain - che ha indicato il luogo esatto della sepoltura. Poi, chiaramente, sono stati necessari tutti gli accertamenti cadaverici per formalizzare e confermare l'identità".

Come è avvenuto il riconoscimento?

"Da un'anomalia dentaria emersa durante gli esami autoptici. E quindi attraverso la comparazione di video e foto che ritraevano Saman abbiamo avuto la conferma definitiva".

L'autopsia ha evidenziato una frattura dell'osso ioide. Può dirci qualcosa in più al riguardo?

"La frattura dell'osso ioide è un dettaglio che desta particolare attenzione perché potrebbe fornire qualche dettaglio in più sulla dinamica del decesso. Tale circostanza avvalora l'ipotesi che quella zona del collo sia stata interessata da una dinamica".

E il segno individuato sul collo?

"Serviranno ulteriori accertamenti per capire se si tratti di uno scollamento dei tessuti post mortem oppure di un segno riconducibile a un evento accaduto quando Saman era ancora in vita".

Sul fronte giudiziario, invece, c'è una questione ancora aperta: l'estradizione di Shabbar Abbas.

"Purtroppo non esiste un accordo bilaterale tra Italia e Pakistan, quindi la faccenda è complessa. Sappiamo che il 10 gennaio ci sarà l'udienza per l'estradizione di Shabbar Abbas, la decisione è rimessa alle autorità giudiziarie pakistane. Speriamo ci sia una reazione da parte del Pakistan ma, per quanto mi riguarda, sono pessimista: dubito che rivedremo il papà di Saman in Italia".

Perché?

"Perché, in realtà, non sappiamo neanche per quale motivo Shabbar sia stato arrestato".

In che senso?

"Non è chiaro se sia stato arrestato in esecuzione del mandato di cattura internazionale oppure per qualche altro reato che gli è stato contestato. Lo scopriremo solo quando avremo la possibilità di leggere gli atti".

Dei 5 imputati, resta ancora a piede libero la mamma di Saman. Secondo lei, che ruolo ha avuto secondo nella vicenda Nazia Shaheen?

"Il ruolo della madre Nazia Shaheen è stato fondamentale. È lei che ha convinto Saman a tornare a casa ed è lei che ha accompagnato la figlia nel suo 'ultimo miglio'. Ci sono messaggi e video che lo confermano. Ma credo che goda di protezione in Pakistan ed è il motivo per cui non è stata ancora individuata".

Del fratello di Saman, invece, cosa ne pensa?

"Penso che si sia trovato in una situazione non facile da gestire ed è il motivo per cui le sue dichiarazioni - mi riferisco a quando fu ascoltato in audizione protetta - sono state contraddittorie. Fatto sta che a febbraio compirà 18 anni e quindi potrà decidere anche sulla salma di Saman, se riportarla in Pakistan o seppellirla in Italia"

Crede che parteciperà al processo in qualità di teste?

"Qualora i legali degli imputati dovessero decidere di interpellarlo, sarà lui a decidere cosa fare. Del resto si trova in mezzo a due fuochi incrociati".

L'associazione Penelope è parte civile nel processo a carico dei 5 familiari di Saman imputati per l'omicidio. Cosa chiedete?

"Nessuno dei familiari chiede giustizia e verità per Saman, quindi è nostro dovere farlo. Non solo. È nostro dovere anche raccontare la storia di Saman affinché sia da esempio per tutte le 'altre Saman' che, in Italia, si trovano nella sua stessa condizione.

Possono e devono salvarsi".

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