Il marito, Nefertiti e la malavita: l’omicidio di Franca Demichela resta ancora un mistero

Il cadavere della “signora in rosso” fu trovato sotto il ponte della tangenziale a Moncalieri nel settembre del 1991: pioggia di sospetti e supposizioni sull'omicidio di Franca Demichela, ma nessuno ha mai pagato

Il marito, Nefertiti e la malavita: l’omicidio di Franca Demichela resta ancora un mistero

Un giallo mai risolto nonostante sospetti, supposizioni e indagini. Una donna di buona famiglia, fascinosa e appariscente trovata senza vita in una zona scabrosa. Luci e ombre, ipotesi mai provate, solo buchi nell’acqua. Sono trascorsi più di trent’anni dall’omicidio di Franca Demichela, anche ribattezzato come il caso della “signora in rosso”, per lo stravagante abito di chiffon indossato l’ultima sera della sua vita. La serie “Mostri senza nome – Torino” – in onda su Crime+Investigation (Sky, canale 119) – ripercorre le tappe di uno dei più grossi misteri della cronaca nostrana.

Il ritrovamento

15 settembre 1991, frazione Barauda di Moncalieri, ponte della tangenziale di Torino. Zona di prostitute e di povertà, come testimoniato dalla baracca allestita da un senzatetto. Rientrato a “casa”, l’uomo nota un manichino sgargiante. Ma in realtà si tratta di un cadavere, di una donna con un vistoso abito di chiffon rosso. Presente anche una scarpa con il tacco, rossa anche quella, oltre a preziosi gioielli e un orologio d’oro. Niente borse o portafogli, quindi niente documenti. Sul posto arrivano i carabinieri e il primo obiettivo è fissato: risalire all’identità della vittima.

L’esame autoptico rivela una morte per asfissia da probabile strangolamento per dei segni vistosi che si vedono anche esternamente all’altezza del collo. Nessun segno di difesa e un’ulteriore certezza: il corpo è rimasto fermo nella posizione del ritrovamento per lungo tempo. Tv e giornali iniziano a interessarsi dell’omicidio, ma la vittima non ha ancora un nome: per questo si è di fronte al "mistero della signora in rosso". Ed è proprio quell’abito ad aiutare le autorità: la commessa di una boutique del centro di Torino ricorda benissimo la cliente, in particolare i suoi gioielli e i rotoli di denaro conservati nella borsetta.

L'identità della signora in rosso: Franca Demichela

Nel giro di poche ore i carabinieri riescono a dare un’identità al cadavere: si tratta di Franca Demichela, 48enne dell’alta borghesia torinese e figlia di un dirigente Fiat. Ufficialmente casalinga, secondo i media regina della notte. Una donna misteriosa, che ha vissuto due o tre vite. Incensurata e sposata con Giorgio Capra, un contabile dall’aspetto severo e austero, il classico signore torinese schivo e assolutamente riservato.

Un dettaglio che ha contribuito ad alimentare il fascino di questo caso di cronaca nera, come confermato a IlGiornale.it dalla criminologa Flaminia Bolzan: "Sicuramente l’elemento che ha reso molto affascinante questo caso è il fatto che sia stata ritrovata in un posto particolarmente insolito, abbigliata con questo vestito rosso di chiffon. In generale è stato il tenore di vita della signora: frequentava ambienti particolari, il mondo della notte, un mondo un po’ al limite. Tutto questo ha contribuito a creare da una parte l’alone di mistero, dall’altra la fascinazione per un personaggio che di per sé aveva delle caratteristiche peculiari”.

Franca Demichela
Un frame della serie tv di Sky "Mostri senza nome - Torino"

Le indagini

Franca Demichela e il marito facevano vite pressoché separate. Lei non è mai stata fedele all’obbligo coniugale, tanto da “vantare” un fidanzato ufficioso in Tunisia, uno spacciatore di 28 anni secondo i media. La distanza tra i due coniugi è testimoniata dal fatto che l’uomo non ha denunciato immediatamente la scomparsa della donna. Un elemento che stupisce gli investigatori, complici le prime testimonianze. In particolare spuntano pesanti discussioni sulla gestione del ricco patrimonio della signora in rosso.

I carabinieri controllano l’auto del marito e trovano dei preziosi appartenenti alla vittima e una cospicua somma di denaro contante all’interno di una pochette. E il collegamento immediato è all’assenza di una borsetta sulla scena del crimine. Ma Giorgio Capra ha un alibi: quella sera era a Val della Torre, a casa della madre. Ma non finisce qui.

L'arresto del marito

Interrogata dagli investigatori, la vicina di casa della coppia riferisce di un acceso litigio tra Franca Demichela e un uomo visto solo di spalle, presumibilmente il marito, avvenuto poche ore prima dell’omicidio. Una delle tante discussioni concitate. Ma gli inquirenti decidono di agire: il 21 settembre del 1994 Giorgio Capra viene arrestato con l’accusa di aver ucciso la moglie e di aver occultato il suo cadavere. Tra le prove, alcuni foglietti in cui Giorgio Capra aveva segnato i tempi di percorrenza tra la casa della madre a Torino. Un modo per pianificare le sue mosse, forse.

Il rilascio di Giorgio Capra e la pista esoterica

Interrogato più volte, Giorgio Capra non cede, anzi conferma sempre la stessa versione. Dopo diciotto giorni dietro le sbarre, il marito di Franca Demichela viene scarcerato ed esce di scena (almeno per il momento). Gli investigatori rivolgono l’attenzione su un’altra pista, quella esoterica. La vittima era infatti convinta di possedere poteri magici, di essere addirittura la reincarnazione di Nefertiti. In altri termini, di essere immortale. Franca Demichela aveva iniziato a frequentare i campi rom, fino a scendere a patti con persone tutt’altro che raccomandabili. Tra la compravendita di gioielli e la lettura della mano, la donna entra a fare parte di una famiglia nomade, svolgendo attività di riciclaggio. Una signora della borghesia in un ambiente borderline, pericoloso.

Un mistero senza colpevoli

Franca Demichela è stata uccisa per una questione di soldi? Questo è il dubbio degli inquirenti. E spunta una nuova testimonianza: poche ore prima della sua morte, la donna è stata vista in centro a Torino insieme a tre rom di nazionalità a bordo di una Golf nera. Nel 1994 un collaboratore di giustizia parla di un accordo tra un capo rom e la vittima per ricettare della refurtiva, ipotizzando un omicidio per un affare finito male. Tante supposizioni, molte voci ma nessuna prova: il delitto della signora in rosso resta un giallo.

La riapertura delle indagini

Dopo anni di silenzi e di stasi, nel 2021 ecco la riapertura delle indagini. La procuratrice aggiunta Enrica Gabetta e il pubblico ministero Francesco Pelosi mettono mano al “cold case” nella speranza che i reperti sequestrati trent’anni prima possano raccontare qualcosa di nuovo. Cinque persone iscritte nel registro degli indagati: il marito Giorgio Capra e quattro rom, i tre insieme alla Demichela la notte dell’omicidio (Nikola Stoianovic, Radenko Nicolic e Nenad Jovanovic) e una new entry ascoltata inizialmente come testimone.

Nonostante la grande fiducia della Procura, nessuna novità. Senza tracce biologiche e nuovi indizi l’inchiesta sembra destinata all’archiviazione. “La possibilità di scoprire la verità dopo trent’anni è da individuare nella possibilità di utilizzare le nuove tecniche scientifiche, magari per indagare su alcuni reperti - ci spiega Flaminia Bolzan - Sicuramente può essere individuata la presenza di profili genetici o tracce di altro tipo, cose impossibili da analizzare con le tecnologie di trent’anni fa”.

Il 18 aprile del 2023 muore Giorgio Capra: malato da tempo si spegne all’età di 80 anni: “Per capire se il marito possa aver portato con lui qualche verità dovremmo analizzare tutto quanto il fascicolo, tenendo

presente che si tratta di una figura centrale insieme a quella dei nomadi”, il parere della criminologa. Ciò che è certo è che oggi il delitto della signora in rosso rappresenta ancora un mistero.

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