
Nessuna traccia di droga comune: è questo il risultato dell'esame tossicologico condotto sulla donna, per ora senza nome, trovata cadavere a Villa Pamphili a Roma. Poco distante dal suo corpo giaceva quello di una bambina, che poi è stato accertato fosse sua figlia, di meno di un anno. La donna è di origine caucasica, probabilmente di origini est-europee, e avrebbe tra i 20 e i 30 anni. Le indagini proseguiranno per accertare se la donna facesse uso di altri tipi di droghe, come quelle sintetiche, per le quali sono necessari test diversi. Gli inquirenti, intanto, hanno inviato le sue impronte digitali e il profilo Dna anche alle banche dati estere nel tentativo di identificarla. È stato comunque escluso che possa essere morta per overdose. Resta in piedi l'ipotesi dell'avvelenamento.
Le indagini sono concentrate soprattutto sul dare un nome alla donna e a sua figlia, ma al momento non sono stati trovati riscontri. Sono arrivate molte segnalazioni dopo la diffusione dei tatuaggi presenti sul suo corpo, anche se per ora non ci sono riscontri validi e le ricerche non si fermano. Dopo aver passato al setaccio gli ospedali di Roma e Lazio, gli inquirenti hanno esteso la ricerca agli ospedali di tutto il Paese: seguendo l'ipotesi che possa aver partorito in Italia, magari in ospedale, si potrebbe rilevare così la sua identità. Ma è aperta, ed è probabile, l'ipotesi che la donna possa aver partorito all'estero ed essere arrivata in Italia in tempi recenti. Il che spiegherebbe anche perché, al momento, è poco più di un "fantasma".
Le telecamere di sorveglianza finora analizzate non hanno fornito riscontri utilizzabili per capire se possano essere morte nel parco o se qualcuno possa averle portate lì in un secondo momento. Tre testimoni hanno riferito di aver visto un uomo aggirarsi per il parco la notte prima del ritrovamento, con una bambina che potrebbe essere quella poi rinvenuta senza vita. La segnalazione non è stata confermata ed è ancora al vaglio degli inquirenti, come tante altre che sono state fatte in questi giorni.
Viene definito un "dramma dell'indifferenza" ma ancora non è certo che possa appartenere alla nutrita comunità di senza tetto che affollano gli anfratti più riparati di Villa Pamphili, enorme polmone verde nel cuore di Roma.