Tre milioni di eredità e i 5 complici: così l'ex narcos ha fatto uccidere il marito a Parabiago

La 49enne brasiliana, madre di nove figli, nasconde molti segreti, fra cui un passato nel mondo della droga

Tre milioni di eredità e i 5 complici: così l'ex narcos ha fatto uccidere il marito a Parabiago
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Si torna a parlare del caso di Parabiago, rivelatosi essere un omicidio su commissione. Il 52enne Fabio Ravasio, deceduto lo scorso 9 agosto dopo essere stato investito da un'auto mentre si trovava in bici, non sarebbe morto a causa di un incidente stradale, come era stato inizialmente ipotizzato. La sua prematura scomparsa, infatti, sarebbe stata la conclusione di un oscuro piano che avrebbe visto fra gli ideatori addirittura la propria compagna, Adilma Pereira Carneiro.

Ma chi è Adilma Pereira Carneiro, finita dietro le sbarre insieme ad altri cinque complici con l'accusa di concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione?

Madre ed ex narcos

Brasiliana, 49 anni e tanti misteri. Adilma Pereira Carneiro è madre di nove figli e ha un passato non troppo limpido alle spalle. Vive da tempo nel nostro Paese, e ha dei precedenti per droga (venne infatti fermata con 12 chili di cocaina). Fabio Ravasio era il suo ultimo compagno, dopo una lunga serie di relazioni che le avevano già portato dei figli. Con il 52enne, sportivo ed ex giudice di linea di tennis, la donna ha avuto altri due bambini.

A quanto pare la donna, già definita "vedova nera", aveva messo gli occhi sul patrimonio di Fabio Ravasio. Dopo essere riuscita a ottenere un immobile, Adilma Pereira Carneiro desiderava mettere le mani anche su altre proprietà del compagno, oltre che sul suo conto bancario (si parla di 3 milioni di euro). Stando a quanto ricostruito dai carabinieri di Legnano, la 49enne, dotata di forte personalità, era riuscita a intessere intono a sé una rete ben strutturata, facendo affidamento su persone a lei ben note.

L'omicidio organizzato in tre mesi

Per ottenere ciò che voleva, Carneiro non ha esitato a coinvolgere uno dei suoi figli e il fidanzato di una delle sue figlie. Non solo. La donna si era rivolta anche al titolare 47enne di un bar che avrebbe frequentato e altri due clienti, per un totale di cinque persone. L'obiettivo era solo uno, uccidere Fabio Ravasio. La 49enne aveva promesso a tutti una parte del cospicuo patrimonio. Un omicidio in cui, come scritto dal pm di Busto Arsizio Ciro Caramore, traspare"l'assoluta facilità e spregiudicatezza dimostrata dagli indagati nel commettere il reato", cosa che "costituisce indizio evidente e tangibile della pericolosità dei medesimi".

Ci sono voluti tre mesi per organizzare tutto. L'intenzione era quella di simulare un incidente stradale. Il gruppo si è quindi confrontato sul da farsi incontrandorsi vari volte, fino al sopralluogo su quello che sarebbe poi stato il luogo dell'omicidio. "Mi aveva detto personalmente che non sopportava più il marito e che quindi lo voleva uccidere. Adilma, in quella occasione, mi disse che puntava anche a impossessarsi dei beni di Ravasio. Mi chiese di collaborare", ha confessato agli inquirenti uno dei complici, come riportato da Repubblica."Avevamo discusso anche del mezzo da utilizzare per realizzare il falso investimento".

La morte e l'Opel nera

Fabio Ravasio è morto alle ore 20.00 dello scorso 9 agosto in via Vela, a Parabiago (Milano). L'uomo stava percorrendo la strada a bordo della sua bicicletta, diretto a Magenta, quando è stato violentemente colpito da una vettura, una Opel nera, che proveniva dal senso di marcia opposto. Per lui non c'è stato nulla da fare, le ferite riportate erano troppo gravi. Da subito, però, alcuni testimoni hanno dichiarato di aver notato quacosa di strano: avevano infatti visto l'auto cambiare improvvisamente carreggiata.

Il sostituto procuratore Ciro Caramore, della procura di Busto Arsizio, ha quindi chiesto l'acquisizione delle immagini di tutte le videocamere di sorveglianza presenti nella zona dell'omicidio/incidente.

Gli inquirenti sono così arrivati al codice della targa, che ha portato alla figura di Adilma Pereira Carneiro, risultata essere la proprietaria della vettura.

Nel corso della serata di giovedì 22 agosto, le sei persone convocate dagli inquirenti hanno confessato, e ora si trovano dietro le sbarre del carcere di Busto Arsizio.

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