Caso Orlandi, emerge un nuovo inquietante audio. "Fa male, basta. Dio, perché?"

La traccia è un estratto di una cassetta che fu inviata all'Ansa nell'oramai lintano 1983: il supporto originale non è stato più trovato

Caso Orlandi, emerge un nuovo inquietante audio. "Fa male, basta. Dio, perché?"
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Una nuova inquetanto prova relativa alla scomparsa di Emanuela Orlandi ricompare a oltre 40 anni da quel tragico giorno: si tratta dell'audio estratto da una cassetta inviata all'Ansa, in cui si percepisce ed è chiaramente riconoscibile la voce della ragazza.

Nonostante il fatto che siano tuttora in corso tre differenti inchieste sul caso, e pur essendo emerse anche di recente delle prove in grado di fornire agli inquirenti importanti indizi sulla base dei quali ampliare il campo delle indagini, la vicenda rimane ancora oscura. Ad oggi sappiamo che nel luglio del 1983, ovvero un mese dopo il rapimento della giovane, qualcuno lasciò una cassetta sotto il colonnato di San Pietro: il supporto audio, presumibilmente lì posizionato dai presunti responsabili, fu prelevato da alcuni funzionari del Vaticano.

Non si trattava, tuttavia, dell'unica testimonianza del genere: una seconda cassetta, infatti fu inviata alla sede dell'Ansa di Roma. Gli estratti audio hanno dato vita a numerose trascrizioni. Nel lato A del supporto sono incise delle voci maschili le quali, con evidente accento straniero, leggono ai destinatari del messaggio un comiunicato in cui viene richiesta la liberazione di Alì Agca, l'attentatore di Giovanni Paolo II, in cambio di quella di Emanuela Orlandi.

Il lato B, per i suoi contenuti, è indubbiamente quello più inquietante: il suo contenuto è stato riportato da Il Fatto Quotidiano per concessione del fratello della giovane scomparsa Pietro Orlandi. "Fa male. Basta, mi sento male", si sente chiaramente. "Dio, perché?", domanda la stessa voce sofferente. In alcuni dei lamenti della ragazza si fa riferimento anche a del sangue. Senza dover lasciare spazio all'immaginazione, pare proprio di trovarsi dinanzi a delle torture o delle violenze su una giovane vittima.

Il papà di Emanuela, Ercole Orlandi, era certo che quella fosse chiaramente la voce di sua figlia: dinanzi alle sue convinzioni, tuttavia, gli inquirenti proposero la tesi che in realtà si trattasse di una serie di spezzoni di film porno montati insieme da un pervertito o da un mitomane. Il fatto è che, come confermato da Pietro, pochi giorni prima di fornire quella versione alcuni esperti del Sismi avrebbero riportato in un verbale che quella era proprio la voce di Emanuela.

L'estratto audio di cui Pietro entrò in possesso nel 2016, comunque, è solo una parte di un'incisione più ampia che invece è integralmente contenuta proprio nella cassetta inviata all'Ansa: purtroppo ad oggi la collocazione del supporto, sempre che sia ancora integro, è

sconosciuta. Che ci siano dei tagli nella registrazione di cui è in possesso il fratello di Emanuela pare accertato, ciò che non si comprende è il motivo per cui questi siano stati effettuati da chi ha rimesso in giro la traccia.

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