Cronaca nera

"Mi ha chiesto lei di liberarla da quell'uomo. Ero strafatto di crack ed ho sparato..."

Filippo Giribaldi, 43 anni, ha confessato l'omicidio di Manuel Di Palo, avvenuto a Genova. La procura ha disposto accertamenti sulla pistola, la Beretta calibro 22 usata dal camallo per uccidere il 37enne

In foto, Filippo Giribaldi
In foto, Filippo Giribaldi
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"Sono pentito ma ero strafatto di crack e non ci stavo con la testa. Lui mi ha inseguito e quando mi è venuto addosso ho sparato". È quanto ha raccontato Filippo Giribaldi, portuale della Culmv e figura di spicco dell'associazione no vax Libera piazza, al pm Eugenia Menichelli riguardo all'omicidio di Manuel Di Palo, avvenuto a Genova lo scorso 25 aprile. Durante il lungo interrogatorio in Questura, il 43enne ha ammesso le proprie responsabilità e rivelato alcuni retroscena del delitto: "Lui (la vittima ndr) vendeva la droga alla mia fidanzata, - ha dichiarato - è stata lei a chiedermi di liberarla da quell'uomo". Intanto la procura ha disposto alcuni accertamenti sulla Beretta calibro 22 usata dal camallo per uccidere il 37enne.

La ricostruzione dell'omicidio

Il delitto si è consumato attorno alle ore 18 del 25 aprile in via Polleri, nel cuore della Genova antica tra i palazzi dei Rolli e l'Acquario. Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, da un po' di tempo Di Palo frequentava una donna di 52 anni a cui Giribaldi era ancora sentimentalmente legato. Lunedì pomeriggio, il portuale si è presentato a casa della 52enne dove ha trovato il 37enne con un amico. Secondo la versione fornita dall'indagato, quest'ultimo sarebbe sceso in strada: tra i due c'è stato un diverbio e il 43enne ha sparato un colpo di pistola contro il muro. In un secondo momento è intervenuto anche Di Palo, che lo ha insultato e inseguito lungo la strada. A quel punto Giribaldi ha aperto il fuoco: uno dei due proiettili esplosi con la Beretta calibro 22 ha colpito e ferito mortalmente la vittima. Dopodiché il portuale si è rifugiato nella chiesa della Santissima Annunziata confessando al sagrestano di aver "ucciso un uomo".

Il movente del delitto

Un omicidio con l'innesco passionale. O almeno questo è quello che ha raccontato il camallo no vax al pm Eugenia Menichelli: "La politica non c'entra nulla. - ha spiegato il portuale - Sono andato sotto casa sua perché non volevo che la frequentasse". L'eventuale matrice politica del delitto è stata smentita anche dall'avvocato Paolo Scavazzi, legale del 43enne: "Casapound nella vicenda non c'entra nulla. - ha precisato il difensore all'Adnkronos - Di mezzo c'è una donna, pare grande amica del mio assistito, che gli aveva fatto credere di essere stata resa succube della vittima e dell'amico che era con lui. Non solo. Al magistrato ha detto di non aver capito che chi lo inseguiva era il tale che ha ucciso. Di Palo lo avrebbe raggiunto sul luogo dove è accaduto il fatto. Lì ci sarebbe stata una colluttazione, il mio assistito sarebbe stato colpito dalla vittima con un pugno e a quel punto avrebbe sparato".

La droga

Sullo sfondo di questa vicenda c'è anche la droga. Nel corso dell'interrogatorio Giribaldi ha raccontato di aver agito sotto l'effetto di crack: "Lo so, ho fatto una cavolata e mi sono rovinato per sempre. - le sue parole - Sono pentito ma ero strafatto di crack e non ci stavo con la testa". Circostanza ribadita anche dall'avvocato Scavazzi: "Ha detto di essersi allontanato in un primo momento dall'abitazione della donna convinto che la vittima e l'amico che si trovavano lì avessero chiamato i carabinieri. Non solo. Al pubblico ministero ha detto di aver creduto che a inseguirlo fosse proprio un carabiniere".

La pistola

Quattro, in totale, i colpi esplosi dal 43enne: uno quello mortale e tre andati a vuoto. Stando a quanto riporta l'agenzia Adnkronos, l'arma del delitto (una Beretta calibro 22) non ha la matricola abrasa ma sarebbe illegibile. Giribaldi ha spiegato di averla trovata un anno fa nel parco del Peralto e di portarla dietro per andare a comprare la droga dal momento che in passato era stato rapinato. Ma la procura vuole vederci chiaro ed ha disposto una serie di accertamenti proprio sulla pistola.

I precedenti di Giribaldi

Un passato turbolento quello di Giribaldi che, tempo fa, aveva già avuto problemi con la giustizia per questioni legate alla droga. Come ben ricorda il Corriere della Sera, nel 2017 era stato arrestato per spaccio in Thailandia. Poi i colleghi camalli fecero una colletta per pagargli la cauzione. Durante la pandemia Covid-19 aveva guidato il movimento "no green pass" e "no vax" militando tra le file dell'associazione "Libera Piazza". Un video risalente al 2021 lo immortala al fianco del no vax triestino Stefano Puzzer. E poi, in altri filmati, mentre invita i cittadini di Genova a ribellarsi contro "la dittatura" dei vaccini: "Non cedete al ricatto, resistete. - aveva detto nel corso di un intervento - Non temete di uscire allo scoperto. Se non ce la fate e vi sentite soli venite da noi portuali, vi sosterremo. Noi siamo determinati e non molleremo mai...

".

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