Scena del crimine

Rifiuta il matrimonio combinato: "Vi spiego perché stava per fare la fine di Saman"

Intervista a Barbara Iannuccelli, che assiste la giovane indiana picchiata e minacciata di morte dalla famiglia perché ha scelto di stare con un altro ragazzo. Il gip di Modena ha disposto il divieto di avvicinamento

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Una storia che ricorda da vicino quella di Saman Abbas. Se non fosse che fortunatamente in questo caso, i segnali d'allarme sono stati raccolti in tempo e tutti hanno agito tempestivamente, evitando il peggio. È stato firmato nei giorni scorsi il provvedimento del gip di Modena con cui è stato disposto il divieto di avvicinamento per i genitori, la nonna e la zia di un'altra giovane indiana, picchiata e minacciata di morte dalla famiglia perché si è rifiutata di andare in sposa a un cugino, a cui era stata promessa quando era bambina. Barbara Iannuccelli, legale della ragazza, assiste già Ayub Saqib, il fidanzato di Saman, la giovane uccisa a Novellara nel 2021.

Avvocato, quanto è simile questa storia a quella di Saman Abbas per cui in questo momento è in corso il processo ai familiari a Reggio Emilia?
“È del tutto identica, se non fosse che purtroppo la storia di Saman è finita in un modo diverso. Anche in questo caso la famiglia di una giovane donna rifiuta la scelta della ragazza, che vuole stare con un altro giovane e non con il cugino a cui è stata promessa, e cerca di convincerla a ritornare sui suoi passi con dei metodi terribili, dalle botte alle minacce di morte”.

Che cosa è successo?
“La ragazza ha solo 19 anni. Aveva scelto di fidanzarsi con un ragazzo indiano di 23 anni, anche lui di religione sikh. Una scelta che non è in contrasto con il contesto culturale da cui proviene, ma i genitori non l'hanno accettata ugualmente. La ragazza ha iniziato a vivere un incubo: la picchiavano tutti, dalla nonna alla mamma, cercando di dissuaderla”.

Chi è stato il primo ad accorgersi di questa situazione?
“È stata la preside della scuola professionale che lei frequentava, in provincia di Bologna, che l'ha anche ospitata a casa sua fino a quando non è stata al sicuro. Ora si trova in una comunità protetta, lo stesso è avvenuto per il suo fidanzato”.

Il padre le aveva anche sottratto i documenti. Che cosa significa questo gesto?
“Per fortuna proprio ieri le sono stati restituiti tutti, dal permesso di soggiorno alla tessera sanitaria al passaporto. Questo è stato un gesto gravissimo da parte della famiglia perché senza documenti una persona immigrata non ha più nessuna libertà di decidere per se stessa. Glieli hanno tolti per farle paura: senza questi documenti tu su questo territorio non sei niente, hai bisogno di noi per qualsiasi cosa”.

Quanto erano reali le minacce di morte?
“Questo non possiamo stabilirlo con certezza, certo il provvedimento del giudice ha messo in luce che il pericolo era concreto. Dobbiamo ringraziare il questore di Bologna, Isabella Fusiello, che ha agito prontamente per evitare il peggio. In questo caso lo Stato ha reagito subito”.

Quali altri aspetti ha messo in luce il gip nel provvedimento?
“Ha spiegato che non è ammissibile nel nostro Paese un modello culturale in cui vige l'imposizione del matrimonio da parte della famiglia.

Tutto il provvedimento del gip di Modena Andrea Scarpa si basa sul principio cardine dell'autodeterminazione dell'individuo, che è centrale nella nostra democrazia”.

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