
Assalto al pullman del Pistoia. Domattina udienza di convalida del fermo dei tre indagati per l'omicidio di Raffaele Marianella, l'autista di 65 anni colpito a morte da una pietra lanciata domenica dagli ultrà reatini dopo la partita di pallacanestro di A2 tra Sebastiani Rieti e Pistoia Basket. Restano in carcere Alessandro Barberini, 53 anni, Kevin Pellecchia, 20 anni, Manuel Fortuna, 31 anni. Omicidio volontario in concorso, danneggiamento aggravato e lesioni gravi le accuse.
Tutti e tre nullafacenti, simpatizzanti di estrema destra, con foto di Mussolini nei profili social e noti alla Digos per una serie di manifestazioni locali contro gli immigrati. Fortuna, in particolare, è un attivista di Area, associazione reatina che organizza mercatini di libri usati in sostegno di famiglie bisognose e raccolte alimentari per concittadini in difficoltà. Lo slogan di Area, impegnata «al servizio dei nostri compatrioti», recita: «Prima gli italiani». Peccato che nel 2019, nell'ambito del «Merkatino del libro usato» spariscono 17mila euro, fatto che porta l'associazione a restituire la metà del maltolto ai derubati. Pellecchia, che ha incontrato in carcere il suo legale, Andrea Vella, piange e si dispera. Chiede perdono alla famiglia di Marianella. Tutti e tre negano di aver lanciato i sassi contro il bus. Ma gli elementi e i riscontri della polizia sono tanti da inchiodarli anche in assenza della prova regina, il Dna degli assassini sui sassi sequestrati. A indicarli sono gli appartenenti al gruppo che ha organizzato la spedizione punitiva contro gli ospiti del PalaSojourner. Dodici tifosi «informati dei fatti» che avrebbero riconosciuto i tre fermati.
Smentita la notizia che ci sarebbero altri indagati. «Gli unici sono i tre fermati» spiega il procuratore capo di Rieti, Paolo Aurigemma. Il pm Lorenzo Francia ha disposto per giovedì l'autopsia su Marianella, a eseguirla l'anatomopatologa Benedetta Baldari. A provocare la morte del 55enne, dal primo esame, un masso che, dopo aver infranto il parabrezza del mezzo, avrebbe reciso la carotide del poveretto, provando una forte emorragia. Fra gli elementi di indagine, oltre alle testimonianze dirette, le chat fra gli estremisti che pianificano l'azione nei minimi particolari. Fin dai primi minuti di gioco la tifoseria di casa, i «Bravi Ragazzi» reatini con gli ultras «Curva Terminillo», provocano la «Baraonda Biancorossa» di Pistoia con cori e sfottò. I toscani rispondono: «Scafati Scafati, vaffanculo». I pistolesi sono gemellati con i tifosi di Cento, che odiano a morte gli ultrà di Scafati che sono, però, gemellati con quelli di Rieti. Insomma, partono le prime scaramucce, bloccate dalle forze dell'ordine che scortano i 47 tifosi dal palasport alla superstrada per far rientro a casa.
Ma i «Bravi Ragazzi» anticipano i rivali lungo il tragitto con tre auto piene di gente pronta allo scontro. O meglio, all'attacco. Nascondono le auto sotto un cavalcavia e quando il pullman arriva allo svincolo di Contigliano parte la sassaiola.
Marianella è accanto al primo autista, lo assiste con la competenza di chi questo mestiere l'ha fatto per una vita. Non fa nemmeno in tempo a proteggersi che viene colpito. Eppure Barberini, riguardo le accuse a un allenatore, scriveva: «Come gruppo ultras Bravi Ragazzi condanniamo con fermezza ogni forma di abuso e violenza».