
Due ragazzini che decidono di marinare la scuola e scompaiono nel nulla. Una storia quasi dimenticata, che da 33 anni tiene con il fiato sospeso due famiglie siciliane, ancora ignare della sorte di quegli adolescenti, che oggi avrebbero 48 e 45 anni. Il programma Psiche Criminale – Scomparsi, in onda sul canale 122 Fatti di Nera, ha riacceso i riflettori sulla storia di Salvatore Colletta, 15 anni, e Mariano Farina, 12 anni, scomparsi il 31 marzo 1992 da Casteldaccia, in provincia di Palermo.
La storia nota di Salvatore e Mariano si è fermata a quella mattina di fine marzo del 1992, uno degli anni più particolari per l’Italia e la Sicilia, tra le stragi di mafia e lo scoppio di Tangentopoli. I due ragazzini – come hanno ricostruito le varie inchieste che non hanno mai portato alla verità definitiva – chiesero a un amico un passaggio in scooter per farsi accompagnare verso la spiaggia di Contrada Gelso. Un anticipo d’estate, con tanto di merendine e succhi di frutta. Da quel momento in poi, dei due ragazzini non si è saputo più nulla e quello che inizialmente era sembrato un atto di ribellione adolescenziale si è trasformato rapidamente in uno dei casi di scomparsa più drammatici della storia recente siciliana. Pochissimi indizi, nessun corpo ritrovato. Poco distante da quella spiaggia, nei pressi di alcune villette, fu ritrovato l’orologio di Mariano. Tra le ipotesi vagliate nel corso degli anni, anche la volontà del ragazzino di poter raggiungere gli Stati Uniti, dove aveva già vissuto con i familiari. Ma è la pista mafiosa quella che è stata più volte battuta: alcuni collaboratori di giustizia, come Giovanni Brusca e Benito Morsicato, hanno fatto dei riferimenti alla storia dei due ragazzini, senza mai offrire dettagli precisi. Possibile che i due possano aver assistito a qualcosa che non dovevano vedere, dunque che siano diventati inconsapevolmente testimoni scomodi e vittime di lupara bianca. Il ritrovamento delle confezioni delle merendine spinse gli investigatori verso alcuni pozzi artesiani e verso delle cisterne, che però furono ispezionate senza alcun successo. L’ultima inchiesta è stata archiviata nei primi anni 2000, senza alcuna conclusione. Ora le famiglie dei due ragazzi scomparsi si sono affidate all’avvocato Laura Genovese e alla criminologa e psicologa Roberta Catania, per rianalizzare tutto il caso e cercare qualche nuovo elemento che possa far riaprire le indagini.
“È chiaro che quando sono scomparsi – ha spiegato Roberta Catania – erano anni in cui la pista mafiosa era quella maggiormente accreditata. Ci sono stati alcuni pentiti che hanno raccontato cose più o meno verificate. Ma la nostra analisi è ripartita da zero: noi di fatto abbiamo l’unica testimonianza di Montalto, l’amico che ha raccontato di averli accompagnati, ma che non può essere verificata dopo tanti anni. Bisogna ripartire da quella testimonianza, confermare la presenza di Salvatore e Mariano in quei luoghi, capire se precedentemente erano stati davvero lì, in quelle villette con Ciro Colletta, fratello di Salvatore, oppure se fosse una notizia nota utilizzata per creare un depistaggio, il che lascia aperte anche altre ipotesi. Giovanni Brusca e Benito Morsicato sono stati ascoltati, ma non potevano non saperlo se effettivamente si tratta di un episodio di stampo mafioso. Allora stiamo cercando di capire se, invece, i ragazzi possano essere scomparsi per altri motivi, magari a causa di relazioni che avevano intessuto. Abbiamo davvero pochi elementi da cui ripartire e un unico indizio vero: il ritrovamento dell’orologio vicino a quelle villette. Un orologio che era stato dato il giorno prima a Mariano, quando si recò in quelle villette, quindi potrebbe essere stato perso il giorno stesso o portato lì successivamente. Dobbiamo dunque rianalizzare tutta la vicenda partendo da quelle indagini dell’epoca, ma oltre 30 anni di distanza rappresentano un gap che non concede possibilità a un particolare approfondimento. Per esempio, Montalto nel 2019 cambiò totalmente orari e scenario, raccontando che si erano allontanati da casa di un amico a un’ora differente”.
Secondo l’attivista Nino Morana Agostino, “c’è lo spettro della lupara bianca. È importante fare memoria con nomi e cognomi, come accade il 21 marzo, perché quando le vittime vengono ricordate si ridà vita a loro ed è un monito per questo paese, dove ci sono troppi familiari senza verità e giustizia”.
“La pista mafiosa è stata percorsa più volte – ha detto Eleonora Panseri, giornalista di Fanpage – perché Contrada Gelso era una zona in cui numerose ville appartenevano a uomini d’onore; diversi pentiti parlarono di questa pista e ci sono stati anche due indagati in passato. Su questo caso è stato detto tutto e niente, si è pensato anche a un rapimento o a un allontanamento volontario. Ora si spera che dopo oltre tre decenni qualcuno parli e dica qualcosa di veramente utile per le indagini, qualcuno che sappia qualcosa o che lo abbia detto a metà, perché in questi casi l’omertà fa la differenza. Questi casi vanno sempre ricordati e ridiscussi, bisogna tenere viva la memoria di persone che non si trovano da anni, perché non sono solo numeri, ma sono storie, sono persone. Per Salvatore e Mariano non ci sono elementi, non ci sono corpi, dunque è giusto pensare anche che possano ritornare”.
Per Pierpaolo Romani, ricercatore e consulente presso la commissione antimafia, referente di Avviso Pubblico: “Il fenomeno mafia e criminalità organizzata è quanto mai attuale, non solo nel Mezzogiorno, ma anche nel nord Italia come in tutta Europa. Per i bambini scomparsi è necessario che le famiglie non vengano lasciate sole. Purtroppo, ci sono dati importanti sulla dispersione scolastica e, in alcune realtà, tanti ragazzi pensano di entrare in un’organizzazione mafiosa anziché intraprendere un percorso di studio e lavoro. Come questi due ragazzi, in Italia l’80% dei familiari delle vittime innocenti non conosce la verità su quanto accaduto ai propri cari, ed è un dato che deve far riflettere”.
Tag24.it e Canale 122-Fatti di Nera, attraverso le rubriche dedicate alle persone scomparse, offrono un servizio di grande valore civico.
Questa iniziativa, realizzata in collaborazione con associazioni e famiglie coinvolte, non solo fornisce informazioni aggiornate sui casi di sparizione, ma funge anche da ponte tra le comunità e le istituzioni, facilitando la comunicazione e la ricerca di persone scomparse su tutto il territorio nazionale.