Cronaca nera

Strage di Erba, la confessione di Olindo e Rosa è la prova della loro innocenza

I giornalisti Felice Manti ed Edoardo Montolli chiariscono dei punti fondamentali sulle confessioni di Rosa Bazzi e Olindo Romano in relazione alla strage di Erba

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Nemmeno gli assassini avrebbero potuto descrivere i dettagli della mattanza. La confessione di Olindo e Rosa è la prova della loro innocenza”. Nella nuova puntata del loro video podcast “Il grande abbaglio” (che prende il titolo dal loro libro), i giornalisti Felice Manti ed Edoardo Montolli chiariscono un punto fondamentale sulla strage di Erba.

L’11 dicembre 2006 in un condominio della cittadina nel Comasco furono uccisi Raffaella Castagna e il figlio Youssef Marzouz, la madre di lei Paola Galli, la vicina Valeria Cherubini. L’appartamento di Castagna fu dato alle fiamme. Sopravvisse, ferito e intossicato, il marito di Cherubini, Mario Frigerio. Per la strage furono condannati due vicini, Olindo Romano e Rosa Bazzi, ma ci sono a tutt’oggi molti dubbi sulla loro colpevolezza da parte dell’opinione pubblica.

Le confessioni

Nel podcast di Manti e Montolli vengono fatte ascoltare e analizzate le confessioni dei coniugi a partire da quanto dichiarato nella sua requisitoria a Como dal pm Massimo Astori, che in aula negò con forza che a Bazzi fossero state fatte sentire tutte le dichiarazioni del marito. Si parte quindi dal 10 gennaio 2007, due giorni prima che i coniugi fossero arrestati, ovvero quando vengono intercettati. Nei nastri si ascolta Romano, nonostante le rimostranze della moglie, affermare: “Mi hanno spiegato innanzi tutto che loro ci tengono qui dentro fino a quando non fanno tutte le indagini. Se per disgrazia trovano qualche cosa, ti processano e ti danno l’ergastolo. Se invece confessi, c’è l’attenuante del rito abbreviato. Dici la verità che tua moglie non c’entra niente eccetera. E non becchi niente”.

Quando, dopo l’incontro con la moglie, Romano tornò dai magistrati ribadendo la sua innocenza, i pm lo invitarono a non farsi convincere dalla moglie ma invece a convincere la moglie “a dire le cose come stanno”. Nei nastri si ascolta inoltre Massimo Astori dire: “Basta, sua moglie viene trasferita di carcere, va da un’altra parte e lei non la vede più”.

Un momento molto particolare dell’inchiesta quello delle confessioni, tanto più che Bazzi non sa leggere e chiese che le venisse letta la confessione del marito. Ma entrambe le confessioni sono piene di contraddizioni. In tribunale Astori chiosò: “Si è detto molto su questo interrogatorio, si è molto speculato. Avremmo ottenuto confessioni facendo sentire le dichiarazioni del marito, ottenendo un semplice sì. Non è vero. Questa è una gigantesca calunnia. Bazzi sente la prima parte, l’inizio delle dichiarazioni. Poi va avanti da sola. Per qualcuno sarebbe stato tutto un 'grande abbaglio', come se noi fossimo degli sprovveduti. Entriamo e non rispettiamo la prima regola degli interrogatori: non suggerire le risposte”. Tuttavia Bazzi ascoltò per intero le dichiarazioni di Romano.

Le foto

Uno dei punti più interessanti del podcast riguarda la questione delle foto. L’opinione pubblica negli ultimi anni ha sollevato un interrogativo: come facevano Olindo Romano e Rosa Bazzi a conoscere la scena del crimine? Ai coniugi di Erba furono mostrati degli scatti in cui ci sarebbero stati dei dettagli che - si è affermato - solo i presunti killer avrebbero potuto conoscere, nonostante il gip non lo abbia mai saputo, dato che i pm non lo scrissero sul verbale d'interrogatorio. “”Il fatto fu poi acclarato sei mesi dopo le confessioni da un verbale del 6 giugno 2007, in cui il pm Massimo Astori lo mise nero su bianco. E dalla stessa requisitoria del magistrato, che lo ammise in aula”, si spiega nel podcast.

In più c’è una frase di Olindo Romano, mai trascritta, in cui ha un lapsus: “Veniamo alle altre fot… eeh questione”. “In quel momento, dunque - commentano Manti e Montolli - lo spazzino stava guardando delle fotografie decisive: stava infatti descrivendo come fosse vestita Paola Galli, una delle vittime. Si tratta dei dettagli che secondo i pm solo gli assassini potevano conoscere.

In realtà nemmeno loro: alle 20, in quell’appartamento con la luce staccata alle 17,40 e le persiane probabilmente chiuse, non si vedeva assolutamente nulla, perché in città era già buio pesto”.

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