Scena del crimine

Omicidio Sarah Scazzi, i dubbi su Sabrina Misseri: "Succube di mio padre"

È lento il destino di Sabrina Misseri, condannata all'ergastolo per l'omicidio di Sarah Scazzi, ma il cui ricorso dei legali è stato ritenuto ammissibile dalla Corte di Strasburgo: la sua storia

Sabrina Misseri nel 2018
Sabrina Misseri nel 2018
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Il delitto di Avetrana resta uno dei casi giudiziari più importanti e discussi degli ultimi decenni. Da un lato per la giovanissima età della vittima, Sarah Scazzi, di appena 15 anni, che fu uccisa il 26 agosto 2010. Dall’altro per chi furono le persone condannate all’ergastolo per aver commesso l'omicidio: Sabrina Misseri e Cosima Serrano, rispettivamente cugina e zia della ragazzina. Il caso fu lungamente trattato da tv e stampa, cosa che contribuì alla polarizzazione dell’opinione pubblica.

Ad Avetrana è successo qualcosa che difficilmente poi si è ripetuto: una sorta di tifoseria da stadio, secondo le persone per cui si parteggiava. La scena che rimane emblematica è l’arresto di Cosima, con le persone che inveivano, le sputavano contro, le buttavano addosso qualsiasi cosa. Una delle più brutte pagine del giornalismo e del telegiornalismo italiano”. Così si esprimeva a IlGiornale.it il giornalista Carmine Gazzanni, uno dei due autori del volume “Sarah - La ragazza di Avetrana”, da cui è stata tratta una docuserie nel 2021.

Molto è stato detto - e sarà detto - sui protagonisti di questa vicenda, dato che Sabrina Misseri, condannata in tre gradi di giudizio, ha presentato, attraverso i suoi legali, un ricorso alla Corte di Strasburgo, ritenuto ammissibile. La giovane, ormai donna, è detenuta nella casa circondariale di Taranto con la madre, ma rappresenta una costante nell’impegno degli avvocati che l’hanno seguita. A maggio 2023 il legale della Misseri, Franco Coppi, ha rilasciato al Corriere della Sera un’intervista in cui ha dichiarato: “Prima ci scrivevamo una lettera a settimana, adesso all’improvviso tace. So che è in crisi e questo mi amareggia e mi preoccupa. Sono convintissimo dell’innocenza sua e di sua madre. Abbiamo fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo e abbiamo superato il primo controllo di ammissibilità. Ma i tempi sono lunghi. Lascerò il caso in eredità al mio studio”.

Sabrina Misseri e il delitto di Avetrana

Sarah Scazzi

Nel 2010 Sabrina Misseri aveva 22 anni. Era un’estetista e trascorreva le sue giornate ad Avetrana, nella villetta in cui viveva con la madre Cosima Serrano e il padre Michele Misseri. A poca distanza da quella villetta vivevano Concetta Serrano, sorella di Cosima, con la figlia Sarah Scazzi. Tra le tante circostanze narrate dopo la scomparsa della 15enne, c’è il fatto che la giovane Scazzi trascorresse una cospicua parte delle sue giornate con la cugina, in particolare nel periodo estivo, tanto più che il padre e il fratello vivevano a Milano e le mancavano molto.

Intervistata nel 2018 da Franca Leosini a Storie Maledette, Sabrina Misseri, che si è sempre professata innocente, ha definito Sarah Scazzi “la sorella che non ho mai avuto”. Quell’intervista riscosse all’epoca un grande interesse da parte del pubblico, sia per la condanna subita da Misseri, sia per il modo con cui la donna parlasse al presente di molte cose, compresa sua cugina Sarah. “Con la testa non riesco a distinguere il passato dal presente”, chiosò ancora l’intervistata.

Sabrina Misseri è un personaggio chiave nel delitto di Avetrana. Quel 26 agosto 2010 era infatti in attesa della cugina e di un’amica per andare al mare. Tuttavia all’arrivo dell’amica, Mariangela Spagnoletti, Sarah Scazzi non si vedeva ancora, mentre la Misseri apparve molto agitata: a processo venne affermato che, nonostante i pochi minuti di ritardo della cugina, Sabrina aveva già avanzato l'ipotesi di un rapimento. Solo il 29 settembre successivo, un mese dopo la scomparsa, il padre di Sabrina, Michele Misseri, consegnò agli inquirenti il cellulare della 15enne semibruciato, che disse aver trovato in campagna. Il 6 ottobre l’uomo, dopo un lungo interrogatorio, crollò e confessò il delitto, conducendo le forze dell’ordine nel luogo dell’occultamento del corpo, una campagna con un pozzo in contrada Mosca ad Avetrana.

Il ritrovamento del corpo di Sarah Scazzi

Michele Misseri, tuttavia, ritrattò più volte quella versione, finendo per puntare il dito e poi ritrarlo perfino nei confronti della moglie e della figlia. Queste furono quindi condannate al termine di un iter giudiziario indiziario, principalmente sulla base di alcune testimonianze - in primis quella della cliente Anna Pisanò, pronta in più occasioni a segnalare situazioni che per la sua estetista risultarono poi in qualche modo compromettenti - di un presunto movente e della localizzazione delle celle telefoniche.

Per quanto riguarda il movente, la vita privata di Sabrina Misseri venne scandagliata a processo: si parlò della sua infatuazione per un compaesano, un amico della sua cerchia, tale Ivano Russo, per il quale Leosini disse nella stessa intervista che Sabrina fosse “sentimentalmente genuflessa”: pare che Sabrina Misseri fosse al centro di alcune chiacchiere, ma al tempo stesso gli inquirenti, forti di alcune testimonianze in tal senso, le hanno attribuito una certa gelosia nei confronti della cugina, sebbene la donna abbia sempre negato che questi potessero essere moventi plausibili.

Su Sabrina Misseri pesarono anche altre circostanze, tra cui il fatto che lei avesse telefonato al padre durante l’interrogatorio. “Con il tempo ho capito che ero succube di mio padre”, avrebbe confessato a Leosini nel 2018. Nella stessa intervista Sabrina spiegò di non riuscire a perdonare il padre, che dal carcere continua ad autoaccusarsi dell’omicidio, per quello che è stato fatto alla cugina Sarah. Per questo motivo, al tempo, non riusciva a rispondere alle missive che Michele Misseri le inviava. “Sopravvivo grazie alla mia coscienza, perché so di non aver fatto niente”, è stato uno dei commenti della Misseri.

La condanna in corte d’assise per concorso in omicidio giunse nel 2013: a Sabrina Misseri e Cosima Serrano fu comminato l’ergastolo, poi confermato in appello nel 2015 e quindi in Cassazione nel 2017. A Michele Misseri fu riconosciuto il concorso in occultamento di cadavere. Come riportato dalle motivazioni di Cassazione, Sarah Scazzi era stata uccisa con “un’asfissia acuta, primitiva, meccanica e violenta” per cui il collo era stato stretto in una cintura: uno “strangolamento sinergico” messo in atto dalle “uniche due persone presenti in casa”, ossia madre e figlia. Per gli ermellini, Sabrina Misseri aveva agito tra l’altro con "fredda pianificazione di una strategia finalizzata, attraverso comportamenti spregiudicati, obliqui e fuorvianti, al conseguimento dell’impunità”. In altre parole alla donna furono addebitati presunti depistaggi mediatici.

Una nuova prospettiva

Finora, nella casa circondariale in cui divide la cella con la madre, Sabrina Misseri si è occupata di varie mansioni, come per esempio la distribuzione dei pasti e alcuni lavori di sartoria. In particolare ha realizzato, con le altre detenute, sia bambole con fini solidali, sia mascherine durante la pandemia del Covid-19.

Nella primavera del 2022 la Corte di Strasburgo ha ritenuto ammissibile il ricorso per Sabrina Misseri e Cosima Serrano per “violazione dei diritti della difesa”. I legali delle due donne hanno sottolineato possibili o presunti errori di metodo.

Non discuto - ha commentato a suo tempo il legale di Sabrina Misseri Nicola Marseglia - della buona fede, non mi sognerei nella maniera più assoluta di pensare a qualcosa di diverso che non siano errori metodologici. Quei testimoni che sono stati sentiti nella fase delle indagini preliminari in maniera abbastanza serrata, articolata e rigorosa alla fine contraddicono la ricostruzione ipotizzata, e allora inizia questo richiamo, questo recupero, questa rivisitazione delle prime e delle seconde dichiarazioni nella ricerca di un percorso finalmente lineare al prezzo di mettere sotto i piedi tutta una serie di dati”.

Il ruolo dei media

Cosima Serrano, Sarah Scazzi e Sabrina Misseri
Cosima Serrano, Sarah Scazzi e Sabrina Misseri

I media ebbero un ruolo nell’individuazione di Sabrina Misseri come colpevole del delitto e quindi condannata all’ergastolo? La presenza capillare nei contenitori tv della giovane donna all’epoca della scomparsa della cugina divise l’opinione pubblica a metà: a questo si accostò un racconto mediatico poco lusinghiero, quasi lombrosiano, ribaltato in parte nell’intervista di Leosini che fu quindi unica nel suo genere.

Come detto, nel 2020, ovvero nel decimo anniversario dell’omicidio, il giornalista Carmine Gazzanni scrisse con la collega Flavia PiccinniSarah - La ragazza di Avetrana”, un libro-inchiesta in cui il lavoro giornalistico ha il fine di analizzare non solo i fatti di quel 2010 ma anche l’iter processuale che ne seguì, e di farlo con estrema lucidità, senza “inquinamenti” pregiudiziali di tipo mediatico.

Dal libro è stata successivamente tratta una docu-serie che vuole spingere a chiedersi se non ci fossero sulla figura e sul ruolo di Sabrina Misseri dei pregiudizi che influenzarono i processi: in altre parole, è possibile che la narrazione attraverso stampa e soprattutto tv non abbia contribuito a creare nell’opinione pubblica una sorta di “mostro”, la cui condanna potrebbe non essere supportata da prove così granitiche? È un dilemma sicuramente degno di nota, soprattutto in relazione alla testimonianza di un fioraio, che affermò dapprima di aver visto Cosima Serrano inseguire e costringere a entrare in auto Sarah Scazzi il pomeriggio della scomparsa, per poi aggiungere che il suo sarebbe stato solo un sogno. La docu-serie però non darà risposte agli interrogativi che solleva: lascia che lo spettatore, messo a parte di tutti i fatti di quei giorni, si faccia una propria idea indipendente ma sempre con alle spalle la certezza di una sentenza passata in giudicato.

Gazzanni e Piccinni hanno collaborato per la realizzazione della serie “Avetrana - Qui non è Hollywood”, della quale tuttavia non è stata annunciata ancora la data di uscita: al momento, la serie dovrebbe essere in post-produzione. Il regista dell’opera è Pippo Mezzapesa, coautore della sceneggiatura con Antonella Gaeta e Davide Serino.

Sabrina Misseri sarà impersonata dall’attrice Giulia Perulli, mentre Sarah Scazzi sarà Federica Pala.

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