Scena del crimine

"Domande, punteggi, situazioni insolite. Vi mostro il test fatto ad Alessia Pifferi"

Che cos'è e come funziona il test Wais, ovvero l'esame somministrato ad Alessia Pifferi dalle psicologhe dal carcere attualmente sotto indagine

"Domande, punteggi, situazioni insolite. Vi mostro il test fatto ad Alessia Pifferi"

Nel caso giudiziario di Alessia Pifferi è stata aperta un’indagine parallela, che riguarda le psicologhe del carcere di San Vittore in cui la donna è reclusa, accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana Pifferi, 16 mesi, abbandonandola da sola in casa per una settimana nel luglio 2022.

Le psicologhe avrebbero somministrato alla donna un test per il quoziente intellettivo, che tuttavia non collimerebbe con le conclusioni espresse dallo psichiatra nominato dal tribunale, il quale, nella sua perizia psichiatrica, avrebbe trovato l’alessitimia, una caratteristica presente in persone con abilità cognitive nella media. “Il consulente non sposa l’ipotesi di un ritardo cognitivo”, puntualizza a IlGiornale.it Miolì Chiung, psicoterapeuta esperta in psicologia giuridica e criminologica, estranea tuttavia alla vicenda giudiziaria.

Dottoressa Chiung, che cos’è il test Wais?

“Il test Wais, arrivato alla quarta edizione, è uno dei test che permette di valutare il quoziente intellettivo negli adulti. Il test viene somministrato dai 16 anni in su, da professionisti qualificati nel campo della psicologia, della neuropsicologia o della psichiatria. Indipendentemente dal titolo professionale, è fondamentale che l’unico operatore che somministra il test abbia una comprensione completa delle procedure di valutazione, delle modalità di somministrazione e delle tecniche di interpretazione per garantire risultati validi e affidabili”.

Come funziona?

“Il test si divide in undici sub-test, progettati per misurare diverse aree dell'intelligenza: quoziente verbale che valuta comprensione verbale, ragionamento verbale, vocabolario e memoria a breve termine; quoziente di performance che valuta capacità di problem solving e ragionamento numerico e visuo-spaziale; memoria di lavoro e velocità di elaborazione che indica quanto rapidamente una persona rielabora informazioni visive”.

Qual è la scala dei punteggi?

“I punteggi sono in norma compresi tra 85 e 115. Sotto i 70 punti abbiamo quello che viene classificato come ritardo cognitivo, che a propria volta viene classificato come lieve tra i 70 e i 55, moderato tra i 55 e i 40, mentre sotto i 40 il ritardo cognitivo di grave entità”.

Ci fa qualche esempio delle domande incluse in questo test?

“Gli undici sub-test si compongono di diverse prove. Le domande possono essere relative a conoscenze generali come ad esempio: qual è la capitale di uno Stato o chi è un personaggio famoso. Altre prove posso richiedere di ricordare alcuni numeri in sequenza o eseguire problemi aritmetici”.

In quali occasioni viene somministrato il test Wais?

“La valutazione del quoziente intellettivo viene utilizzato per determinare le capacità cognitive di un individuo come parte di una valutazione clinica più ampia. Questo può includere la valutazione di disturbi come il disturbo dell'attenzione e dell'iperattività (Adhd), la depressione, l'autismo, il disturbo bipolare, la schizofrenia e altri disturbi neuropsicologici. Viene inoltre calcolato quando c’è stata una compromissione medica, per esempio a seguito di un incidente stradale, un ictus, una malattia improvvisa o una condizione neurologica modificata. Viene anche somministrata in ambito lavorativo per valutare l’idoneità a svolgere determinati compiti. In ambito scolastico per identificare eventuali bisogno educativi speciali”.

Perché, ragionando per ipotesi, potrebbe essere stato somministrato ad Alessia Pifferi? C’è chi ha pensato che si volesse aiutarla a ottenere una pensione.

“Il test non è sufficiente per richiedere la pensione di invalidità. L’ipotesi, legata probabilmente a una scelta personale delle colleghe, è che stessero cercando di trovare una motivazione per un presunto vizio di mente”.

Perché le psicologhe sono indagate e cosa rischiano?

“Nel caso di Alessia Pifferi c’è stato anzitutto un vizio di forma. Nessuno ha chiesto la somministrazione del test, né il pubblico ministero né il giudice. Le due psicologhe non sono consulenti né di parte né d’ufficio. Le indagini sono in corso e abbiamo solo l’iscrizione al registro degli indagati, quindi c’è la presunzione di innocenza. Da quello che si apprende dalla stampa, le psicologhe avrebbero suggerito alla donna le risposte e una di loro avrebbe portato il protocollo, cioè il fascicolo con cui si somministra il test, già parzialmente compilato. Al momento le psicologhe sono accusate di falso e favoreggiamento e qualora le accuse fossero provate rischierebbero una condanna penale. Ci potrebbe essere inoltre la possibilità che l’Ordine degli Psicologi possa prendere provvedimenti disciplinari. Ma, ripeto, ragioniamo per ipotesi e in base a ciò che riportano le cronache”.

Le cronache hanno riportato anche che il quoziente intellettivo stabilito dal test per Pifferi è di 40, come quello di una bambina. Ma il paragone con i test per i bambini è corretto?

“Il quoziente intellettivo, in base alle età viene stabilito con la somministrazione di test diversi. C’è la Wais per gli adulti, la Wippsi sotto i 6 anni, mentre tra i 6 anni e i 16 c’è la Wisc. Si sarebbe attribuito ad Alessia Pifferi un punteggio di 40 che identifica un funzionamento cognitivo pari a quella di un bambino di 7 anni. Cioè le sue abilità sarebbero, secondo i risultati di quel test oggetto di indagine, pari a quelle che possiamo ritrovare in un bambino di 7 anni. Per spiegare in parole semplici parlare con una donna con punteggio di 40 sarebbe come avere a che fare con un bambino di 7 anni”.

Lo psichiatra nominato dal tribunale Elvezio Pirfo ha riscontrato l’alessitimia, una caratteristica che però presuppone che non ci sia nessun ritardo.

“Il consulente Pirfo non sposa l’ipotesi di un ritardo cognitivo. Il procuratore Francesco De Tommasi inoltre ipotizza che questo test sia stato somministrato dalle psicologhe in carcere in maniera non solo errata ma tendenziosa”.

C’è un’indagine in corso per cui non ci si può sbilanciare, poiché molte informazioni sono riservate. La frequenza degli incontri tra Pifferi e le psicologhe è comune o insolita? Si parla di 5 incontri in meno di un mese, tra il 6 dicembre 2023 e l’1 gennaio 2024?

“È inusuale. Gli investimenti e il monte ore a disposizione degli psicologi del carcere sono esigui, e vengono ben ponderati. Vengono sentiti per lo più i detenuti che sono a rischio di suicidio. Per Alessia Pifferi questo rischio non ci sarebbe stato, per cui è insolito questo intervento così intensivo. Tra l’altro dai diari si apprende che erano presenti ai colloqui due psicologhe.

Non si comprende come mai ci sia concentrati per tante ore su un solo detenuto”.

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