
La sua band - il collettivo di trapper denominato «167 Gang» - è molto nota nella scena rap italiana anche per le collaborazioni con artisti conosciutissimi nell'ambiente, come Simba La Rue, Baby Gang e Tony Effe. Eppure questo, cioè l'evidente successo artistico, sembra non bastasse al frontman del gruppo musicale Mattia Oliverio, classe 1995, detto anche «The Future». Lo evidenzia l'operazione «Note Stonate» che - partita da Malnate, nell'Alto Varesotto, dove tra l'altro è nato e abita il 30enne - ha portato alla luce una promiscuità tra lo spaccio nei boschi della zona e il cantante della band. Un legame che ieri mattina ha condotto all'esecuzione di ben 19 ordinanze di custodia cautelare da parte della Squadra mobile di Varese coordinata dalla procura presso il tribunale. Le misure - 11 custodie cautelari in carcere e 8 con obbligo di dimora nelle ore notturne e presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria - sono a carico sia di italiani che di stranieri accusati, a vario titolo, di traffico di cocaina, eroina e hashish, estorsione e possesso di armi. E tra questi arrestati figura appunto anche Oliverio. Secondo quanto emerso inaspettatamente dall'inchiesta, infatti, il cantante sarebbe stato il fornitore di armi e il capo di un gruppo di spacciatori proprio nei boschi di Malnate, dove c'era una postazione di spaccio gestita da tre nordafricani.
«Note Stonate» ha preso il via da una serie di servizi di monitoraggio e controllo di un'area boschiva nel comune di Malnate dove erano stati individuati i traffici e il «fortino» di questi magrebini. Grazie all'utilizzo di droni e visori notturni in pochi giorni sono stati osservati tutti gli spostamenti e le abitudini quotidiane dei tre stranieri e, ben nascosto a debita distanza dal luogo di spaccio, il loro dormitorio. Particolarmente interessante per gli investigatori della questura di Varese il fatto che questi tre pusher portassero con loro armi corte e lunghe, tra cui un fucile mitragliatore tipo AK47. Elementi, questi, che hanno permesso di arrestarli approfittando di un momento particolare e abbastanza raro, in cui i tre erano separati.
Durante l'osservazione nei boschi gli investigatori avevano individuato però anche un italiano che, a bordo della propria auto, forniva ai tre pusher le powerbank o le batterie d'auto indispensabili per restare a lungo e magari anche tutta la notte nei boschi, comprava loro la cena o addirittura, in alcune occasioni, dava loro un passaggio da una parte all'altra dell'area boschiva. Naturalmente tutto in cambio di dosi di cocaina. L'uomo, un pregiudicato locale, oltre a frequentare i pusher, si recava spesso a un indirizzo privato di Malnate, ovvero la sede legale della band «167 Gang».
Le intercettazioni in auto e nella sede del collettivo trapper ha rivelato non solo il legame tra questo pregiudicato e la band, con particolare riguardo al cantante che è risultato essere non solo a capo di un gruppo di giovani pusher di hashish e cocaina, ma anche il fornitore di parte delle armi sequestrate ai tre nordafricani arrestati.