
Proprio nello stabile fatiscente dove è stato catturato all’alba di giovedì dagli agenti della Squadra Mobile di Padova – un edificio dismesso all’interno dell’area abbandonata dell’ex aeroporto Allegri – aveva avuto luogo, solo pochi giorni prima, un’aggressione sessuale scioccante. L’8 luglio, infatti, il giovane aveva abusato di una ragazza marocchina, approfittando della vulnerabilità della coppia: mentre lui agiva, due complici tenevano immobilizzato il fidanzato della vittima sotto la minaccia di un coltello. È stato proprio questo crimine brutale a porre fine alla sua latitanza.
Chi è il giovane
Ma chi è il giovane alla guida del gruppo criminale? Il 19enne tunisino, arrivato in Italia da minorenne, era ricercato da diversi mesi. Da aprile, dopo essere evaso dal Centro per il rimpatrio di Gradisca d’Isonzo dove si trovava in attesa di espulsione – misura disposta dal questore di Padova Marco Odorisio a seguito di un arresto risalente al novembre 2024 – si era reso irreperibile. Era riuscito a sparire nel nulla, protetto da una rete di complicità e silenzi. Tutto è cambiato la mattina dell’8 luglio, quando una telefonata drammatica ha raggiunto la polizia: un ragazzo chiedeva aiuto, raccontando il dramma appena vissuto dalla fidanzata. Le analogie con il profilo del fuggitivo erano troppe per essere ignorate: età, atteggiamenti e modalità dell’aggressione corrispondevano in pieno al giovane tunisino.
Le indagini serrate
È così che la Squadra Mobile di Padova, sotto la guida della vicequestore Immacolata Benvenuto, ha avviato una serrata operazione di ricerca, trasformata in una vera caccia all’uomo. Giovedì mattina l’azione ha finalmente portato al risultato atteso: il giovane è stato individuato e bloccato in una stanza al piano terra di uno degli ex alloggi dell’aeroporto Allegri. Aveva manomesso porte e arredi, ostruendo gli accessi nel tentativo di rendere difficile l’irruzione. Consapevole che la pressione delle indagini si stava intensificando, si stava preparando a fuggire nuovamente. Ora, invece, dovrà scontare una pena detentiva di 2 anni e 7 mesi, già definitiva, per una rapina ai danni di un minorenne e per la ricettazione di un telefono cellulare sottratto a una donna.
Il caso di violenza
Dopo averla costretta con la forza e abusato di lei, il 19enne si sarebbe rivolto alla ragazza con una minaccia gelida: "Ti lascio andare, ma non dire niente alla polizia". Era l’alba dell’8 luglio. La giovane, insieme al fidanzato, entrambi di origine marocchina, si trovava all’interno dell’ex aeroporto Allegri, dove si era appartata nella quiete della notte. Ma la calma è stata interrotta dall’irruzione del 19enne e di due complici, che li hanno sorpresi armati di coltelli. I tre li hanno derubati di qualche soldo – meno di 25 euro – e dei documenti, poi riconsegnati. Successivamente, mentre il fidanzato veniva tenuto sotto minaccia, lontano e impotente, il giovane e uno degli altri aggressori hanno trascinato la ragazza in uno degli stabili abbandonati, dove si è consumata la violenza. Terminato l’abuso, il presunto capo della banda si è allontanato, convinto di averla fatta franca per l'ennesima volta.
Un passato segnato da violenza e rapine
Il 19enne tunisino, oggi detenuto presso il carcere Due Palazzi di Padova, non era nuovo alle forze dell’ordine: il suo passato criminale era già costellato di aggressioni e furti, spesso particolarmente violenti. Già da minorenne, il giovane si era fatto notare per i metodi brutali utilizzati durante le rapine, specialmente ai danni di donne e ragazze nel centro cittadino. In diverse occasioni, le sue vittime erano state colpite con spray urticante al peperoncino per essere immobilizzate e derubate. Nel giugno 2024, in compagnia di un coetaneo egiziano, aveva preso di mira due ragazze in due distinte zone di Padova: Prato della Valle e via Briosco. Mentre il complice faceva da palo, lui attaccava le vittime spruzzando lo spray per poi sottrarre i telefoni dopo averle fatte cadere a terra.
Tre mesi più tardi, a settembre, il giovane era finito nuovamente sotto indagine per una rapina compiuta sempre nella zona di Prato della Valle. In quell’episodio, un uomo di 55 anni che stava passeggiando con gli auricolari era stato aggredito alle spalle, spintonato con forza contro un muro e fatto cadere a terra. Il rapinatore gli aveva strappato dal collo una catenina in oro prima di fuggire. A novembre, un'altra azione particolarmente scioccante: una giovane madre, che camminava con la sua bambina di due mesi nel passeggino, era stata assalita per strada. Nella colluttazione, la neonata era finita a terra, rischiando conseguenze gravissime. Infine, a maggio 2025, uno degli ultimi episodi noti prima dell’arresto: l’anziana vittima di una rapina violenta, colpita con un calcio per strapparle la collana mentre camminava in strada. Una scia di episodi che disegna il profilo di un delinquente seriale, con una pericolosa tendenza all’uso della forza e alla totale assenza di scrupoli.
Ulteriori indagini in corso
Le autorità non escludono che il giovane possa essere coinvolto in altri episodi criminali.
La Squadra Mobile sta infatti approfondendo due ulteriori rapine, entrambe avvenute nella zona di Prato della Valle e caratterizzate da modalità operative molto simili a quelle già accertate: aggressioni rapide, uso della forza e furto di oggetti personali. Gli elementi raccolti finora sembrano convergere ancora una volta sul 19enne tunisino, il cui nome torna con insistenza nei fascicoli d’indagine.