"È la voce di Emanuela Orlandi". Quell'audiocassetta tagliata e liquidata

Nel giallo di Emanuela Orlandi c'è un'audiocassetta che potrebbe essere stata manipolata: cosa racconta l'ex agente che lo ascoltò per primo

"È la voce di Emanuela Orlandi". Quell'audiocassetta tagliata e liquidata

C’è una prova non da poco che potrebbe risultare fondamentale nel giallo della scomparsa di Emanuela Orlandi. Si tratta di un’audiocassetta che i presunti rapitori inviarono all’Ansa nel 1983 e i cui risvolti presentano diverse contraddizioni.

Ma per comprendere tutto bisogna fare un passo indietro, non solo temporale. Il 22 giugno 1983, la cittadina vaticana Emanuela Orlandi, un’adolescente studiosa e appassionata di musica, scomparve. Il 5 luglio dello stesso anno, giunse alla famiglia una bizzarra telefonata. Un uomo, con intonazione anglofona, fece sentire ai genitori la voce apparentemente registrata dalle figlia.

Poi il 17 luglio alla sede romana dell’Ansa giunse questa cassetta, che poi il papà e lo zio di Emanuela ascoltarono in procura. Per i due uomini, quella era la voce della loro congiunta, ma non per gli inquirenti. “Gli inquirenti gli dicono: ‘Abbiamo analizzato questa cassetta, fortunatamente abbiamo scoperto che sono spezzoni di film porno’”, ha raccontato Pietro Orlandi, fratello della scomparsa, a Quarto Grado.

Tuttavia di quella cassetta pare esistano diverse versioni, oltre che trascrizioni discordanti in mano ai servizi segreti. Quarto Grado ha intervistato l’ex agente della Digos Antonio Asciore, che fisicamente prese in mano l’audiocassetta dall’Ansa per consegnarla agli inquirenti e fu tra i primi ad ascoltarla. “Era di una crudeltà che faceva rimanere freddi, faceva paura”, ha commentato l’ex poliziotto all'approfondimento di Gianluigi Nuzzi.

Asciore ha smentito che la versione in possesso della trasmissione, tra l’altro lunga meno della metà da quella da lui ascoltata da tempo, sia la stessa. “Non è la stessa cosa, perché era più chiaro - ha spiegato - Poi si sentiva una voce maschile che urlava, ma qua non ci sta niente, ci sta solo il lamento della ragazza. Perché questi rumori, probabilmente, sono stati messi da qualcuno per nascondere le voci riconoscibili, forse, degli uomini”. E ha aggiunto che la cassetta potrebbe essere stata “rovinata volutamente da qualcuno, ma chi è stato e perché?”.

Una prima audiocassetta sarebbe stata lasciata dai rapitori 3 giorni prima sotto il colonnato di San Pietro, ma, secondo i documenti, sarebbe stata prelevata “dai funzionari del Vaticano”. “Ce l’hanno detto i presunti rapitori”, ha aggiunto Pietro Orlandi in merito a questa dinamica, chiosando che su un documento del Sismi c’è scritto che nella cassetta inviata all’Ansa la voce è, con altissima probabilità quella di Emanuela.

Nel file digitale che abbiamo - ha chiarito Marco Perino, consulente della famiglia Orlandi - vediamo dei tagli nel lato B che però non sono presenti nel lato A”. Perino parla di presunti tagli, in numero di 15-20, visti nel mondo digitale ma avvenuti nel mondo analogico: “Se non fossero avvenuti nella cassetta, non li avremmo visti in digitale”. Secondo i periti di parte, la voce della telefonata è compatibile anche linguisticamente con la voce della cassetta.

Intanto l’avvocato della famiglia Orlandi Laura Sgrò ha ricevuto una

mail in cui si annunciava che sarebbero stati convocati, a seguito dell’avvio dell’inchiesta vaticana. “Le prove che abbiamo sono lì per essere consegnate”, ha promesso la legale in collegamento con lo studio.

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