Cronache

Palermo, traffico di clandestini: 17 arresti

L’organizzazione criminale si occupava del traffico di migranti verso il nostro paese dai Balcani, poi da qui verso la Svizzera ed infine nel Nord Europa; sgominato anche un traffico di armi da guerra, oro e diamanti

Palermo, traffico di clandestini: 17 arresti

Un’organizzazione praticamente perfetta e rodata in tutti gli ingranaggi che la compongono quella che emerge dalle indagini che hanno portato all’arresto di 17 persone dedite al traffico di clandestini da parte dei Carabinieri, col coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia di Palermo.

Lo scopo dei criminali quello di gestire con proficuo guadagno il traffico di immigrati clandestini verso il Nord Europa, affidandosi ai passeurs, uomini degni di fiducia profondi conoscitori del territorio scelto per tentare il valico dei confini nazionali. Grazie alle indagini effettuate è stato possibile ricostruire alcune delle tratte più battute nei “viaggi della speranza” verso la Svizzera, con Milano, e più in generale la Lombardia, a costituire un punto di passaggio e di organizzazione fondamentali. I migranti venivano nascosti al’interno di furgoni stracarichi pronti a superare i confini nazionali oltre le Alpi, dietro il pagamento di ingenti somme di denaro alle organizzazioni criminali che si occupavano di tutta la messa in opera.

L’attenzione degli inquirenti è stata attirata in particolar modo da un episodio verificatosi il 13 marzo dello scorso anno, quando fu la Polizia Svizzera a sbarrare la strada ad un sospetto furgone con targa elvetica. Il luogo dell’intercettazione fu Ponte Cremanega, una linea di confine tra Varesotto e Canton Ticino. Nel mezzo fermato 11 persone, tra clandestini e passeurs, oltre ad un discreto bottino in contanti, frutto del pagamento di circa 3000 euro a testa per ciascuno dei migranti.

Questi ultimi furono immediatamente rispediti entro i confini italiani, ma i passeurs e l’organizzazione criminale alle loro spalle, guidata secondo gli inquirenti dal kosovaro Arben Rexhepi (membro del gruppo paramilitare dell’Uck durante la Guerra dei Balcani), trovarono le immediate contromisure per porre rimedio all’intoppo, dando prova di grandi capacità di pianificazione. Alcuni dei respinti, infatti, solo due giorni dopo vennero prelevati da un secondo furgone e condotti a Sondrio, da dove avvenne con successo il passaggio in Svizzera.

Dunque era l’Italia il valico preferenziale per poter tentare il passaggio in terra elvetica e da lì verso il Nord Europa. Tanto che, sempre secondo gli inquirenti, era lo stesso Rexhepi ad occuparsi di organizzare viaggi anche verso il nostro Paese per quei profughi provenienti da paesi balcanici, disposti a pagare ingenti cifre per raggiungere successivamente il territorio svizzero. Il valico da superare era in questo caso Trieste, da qui la tratta prevedeva Venezia, poi Milano ed infine il Canton Ticino. Decine e decine di viaggi di questo tipo sono stati ricostruiti dagli investigatori, ed hanno a lungo fornito denaro contante in grande quantità alle organizzazioni criminali che se ne sono servite.

La banda, inoltre, aveva rapporti con la Mafia Siciliana, alla quale vendeva armi; ra gli altri traffici illeciti di cui si è rilevata traccia anche il riciclaggio di oro, diamanti e denaro contante.

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