Cronache

Addio signor copia&incolla idolo degli scrittori furbetti

Addio signor copia&incolla idolo degli scrittori furbetti

Lutto nel mondo dell'informatica, del giornalismo e della cultura in generale. È morto Lawrence «Larry» Tesler, l'inventore dei comandi «copia e incolla» del computer. Nato a New York nel 1945, laurea a Stanford, Larry è stato a lungo un ricercatore della Xerox, produttore statunitense di stampanti, ma aveva lavorato anche per Amazon, Apple e Yahoo. Steve Jobs, in particolare, strappò Larry alla Xerox, convinto che i suoi studi sull'iterazione uomo-macchina fossero rivoluzionari. Proprio alla Apple, dove Tesler è rimasto per diciassette anni, nasce il mitico «copia e incolla», ispirato alle tecniche analogiche per non dire vecchie come il mondo: tagliare porzioni di testo da un foglio e incollarle altrove con il nastro adesivo. Semplice, no? No. Altrimenti sarebbe venuto in mente a tutti. Nel 1983, il «copia e incolla» fa il suo debutto sul computer Lisa e subito dopo su Macintosh. Quanto tempo risparmiato dobbiamo a Tesler? È incalcolabile. Chiunque lavori al computer, cioè tutti, ogni giorno «copia e incolla» qualcosa: la ricerca per la scuola, i dati di una presentazione, una citazione appropriata, le fake news da far rimbalzare sul web.

La morte di Larry ha suscitato enorme cordoglio negli ambienti editoriali dove il «copia e incolla» è il comando più familiare. Lo sanno bene innanzi tutto i giornalisti, che scrivono articolesse in pochi minuti grazie al «copia e incolla», vera anima dell'informazione. Ah, che bello prendere un'agenzia, metterla in pagina, trovare un paio di sinonimi e apporre la propria firma...

Sarebbe ingiusto però prendersela solo con i cronisti. Il «copia e incolla» ha spopolato tra gli intellettuali, generando carriere accademiche irresistibili, bestseller milionari, lauti contratti. Il caso più divertente riguarda Corrado Augias, capace di fare il «copia e incolla» più maldestro di tutti i tempi. Nel «suo» Disputa su Dio, elargiva al lettore le sue considerazioni sull'inesistenza dell'Altissimo. Peccato fossero copiate parola per parola, con una minima parafrasi, dall'incipit di La creazione di Edward Wilson, il biologo più famoso del mondo. E il filosofo Umberto Galimberti? Chi legge questo giornale ricorderà il caso delle mancate citazioni delle fonti ai danni di Giulia Sissa, Alida Cresti, Salvatore Natoli e Guido Zingari. Parliamo di pagine intere, non di due righe. E lo scrittore Roberto Saviano? Condannato in Cassazione per plagio a causa di alcuni passaggi di Gomorra «prelevati» dai quotidiani locali.

Il «copia e incolla» è anche uno strumento indispensabile per redigere tesi di laurea e programmi elettorali. La neoministra per l'Istruzione, l'onorevole pentastellata Lucia Azzolina, è accusata di avere usato il famoso comando per la tesina conclusiva della Scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario della Toscana. L'ex ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, l'onorevole Marianna Madia, Partito democratico, finì nel mirino per avere omesso il necessario rinvio alle fonti nella tesi di dottorato. Infiniti sarebbero poi gli esempi di discorsi ufficiali copiati e incollati. Regioni affacciate sul mare che chiedono fondi per ripopolare la fauna dei parchi alpini, città siciliane con il piano regolatore di comuni della Lombardia, sindaci di sinistra che espongono linee programmatiche provenienti, col copia e incolla, da amministrazioni di destra.

Tesler se la ride, nell'aldilà.

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