D onald Trump gioca a scacchi sul mondo, ma con una mazza da baseball. Però, sempre di scacchi si tratta, dimostrando che ha studiato bene la tecnica delle aperture e dei finali di partita. Se vince davvero, come tutto lascia prevedere, è da Nobel. Infatti, l'evento ha suscitato un grande fastidio nei democratici, riverberato dalla Cnn che ha tagliato all'osso i video che si potevano invece vedere sulla Bbc, con dettagli spettacolari, fra cui il lavoro di squadra fra servizi segreti americani e della Corea comunista. Il presidente americano incassa dunque una vittoria folgorante: varca la soglia del confine sul 38° parallelo con i propri piedi e si siede nella terra del nemico. Stavolta Kim Jong-un appariva rassicurato e rilassato: annuiva con scolastico fervore alle parole del gigante dalla curiosa capigliatura, benché non ne capisse una sola. La parola «denuclearizzazione» non è stata pronunciata formalmente perché prima le due diplomazie devono raggiungere un elenco condiviso delle armi nelle due Coree.
La partita è micidiale, ma, dopo la prima manche che ha visto Trump alzarsi dal tavolo delle trattative e rinviare a tempi migliori (senza mai imprecare o rompere), tutto è stato rimesso in gioco con una tecnica diplomatica che ricorda quella di Ronald Reagan il quale, mandando al diavolo i consiglieri che gli raccomandavano prudenza e piedi di piombo, affrontò Michail Gorbaciov senza complessi e costrinse alla resa l'Urss. Oggi l'amministrazione americana non vuole la resa di nessuno, semmai la messa in sicurezza di una delle aree più esplosive del mondo dove una guerra di oltre mezzo secolo fa si concluse con un nulla di fatto, ma lasciando sul terreno due milioni di morti cinesi coreani e americani. È la sua una diplomazia Western? Si direbbe piuttosto una diplomazia in cui l'America si dichiara sempre pronta a compensare economicamente chi risponde al suo vantaggio. Trump ha già dimostrato di avere i nervi saldi giudicando improponibile uccidere centocinquanta esseri umani per vendicare la distruzione di una macchina volante abbattuta sul Golfo. La sua è piuttosto una diplomazia dinamica, sempre pronta a minacciare l'uso della forza, ma sempre cercando una soluzione diplomatica secondo il vecchio detto si vis pacem, para bellum, sii pronto alla guerra se vuoi la pace. Che cosa ha guadagnato Trump ieri? Primo, ha congelato un ascesso permanente aprendo sul posto il supermarket delle trattative. Secondo, ha mandato un potente messaggio a Pechino e a Mosca ricordando di avere ancora lui il gioco in mano.
Lo strumento più performante? Il rapporto umano col tiranno coreano giocato dopo aver disinnescato la tensione commerciale con la Cina. Come ha sempre sostenuto, il presidente degli Stati Uniti ha dimostrato di essere un businessman che non si fa intorpidire dalle ideologie, neanche da quella della sua stessa parte politica.
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