Coronavirus

"Aperture per regione", "In ritardo". Scontro sulla fine del lockdown

Da Fazio Patuanelli parla di "regionalizzazione delle riaperture". Il presidente di Confindustria: "Tardi per la fase 2"

"Aperture per regione", "In ritardo". Scontro sulla fine del lockdown

Far uscire il Paese dal lockdown è un argomento di forte discussione negli ultimi giorni. Alcune regioni del Nord, infatti, premono affinché la riapertura - seppur graduale - avvenga il 4 maggio, altre (come il Veneto) sperano in un allentamento delle misure già nei prossimi giorni. In queste dichiarazioni d'intenti, il Sud giura di barricarsi. Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ad esempio, si è detto pronto a chiudere i confini regionali. "Se dovessimo avere corse in avanti in regioni dove c'è il contagio così forte - aveva detto solo qualche giorno fa - la Campania chiuderà i suoi confini. Faremo un'ordinanza per vietare l'ingresso dei cittadini provenienti da quelle regioni".

E mentre si consuma una "lotta" fra le diverse Regioni, Palazzo Chigi - consigliato dalla task force - frena e chiede a tutti di rispettare tempi e misure date dal governo. Un caos, insomma. Perché se da una parte ci sono le imprese che fremono per riaprire e rimettersi in moto, dall'altra gli esperti chiedono maggiori precauzioni e sicurezza.

Patuanelli parla di regionalizzazione delle aperture

Ospite di Fabio Fazio a Che tempo che Fa, il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, ha forse dato una nuova lettura al futuro che ci spetta. "Si può ragionare su una regionalizzazione delle riaperture", calibrando cioè le Regioni nelle quali "è più facile tracciare" i positivi. Il ministro, quindi, spiega che "il problema sanitario c'è ed è evidente ma c'è anche quello economico che a volte può comportare anche un problema di salute pubblica e di ordine sociale".

Patuanelli sembra voler dare una nuova chiave di lettura, una lettura - se supportata dai fatti - che potrebbe rimettere in moto il Paese. "Non tutte le attività produttive infatti sono state in lockdown - aggiunge - si può ragionare quindi sulle regionalizzazioni di apertura, su zone dove si hanno meno positivi. I ragionamenti che stiamo facendo con la task force del dottor Colao riguarda le aperture mirate delle attività produttive".

Non aprirà tutto insieme, ovviamente. Ma bisogna ripartire. L'Italia ha bisogno di riparte e iniziare questa benedetta fase 2. E quest'estate? Si potrà andare al mare? "Nella mia attività io cerco di mantenere un profilo di serietà e non mi sento di dare risposte che prevederebbero una sfera di cristallo - chiosa Patuanelli -. È chiaro che se le condizioni sanitarie non consentiranno ai nostri concittadini di andare in vacanza dovremo dire che non si può fare".

La polemica di Confindustria

Ma alle parole di Patuanelli non poteva non rispondere il presidente designato di Confindustria, Carlo Bonomi. Bonomi, infatti, è convinto che "siamo in ritardo con la fase 2". "Siamo in ritardo" e trovare un criterio "da qui al 4 maggio non è semplice, il 4 maggio è dietro l'angolo". "Non lasciare indietro nessuno dovrebbe essere il mantra del nostro Paese. Noi ci siamo messi a disposizione e spero che la voce delle imprese venga ascoltata perché la salute passa anche dal lavoro", dice piccato.

Il suo intervento, però, non si ferma qui e il presidente di Confindustria non manca di lanciare una lancia indandescente a Patuanelli (e a tutto il governo): "Si parla tanto di liquidità. Lo Stato paghi alle imprese i suoi debiti, non è più rinviabile. Almeno dia la possibilità di compensarli con i crediti". Patuanelli, a questo punto, ha messo le armi a terra per un grande mea culpa: "Sono d'accordo con lei, penso che sia uno scandalo che la P.A. abbia un ritardo così grave ed è giustissimo parlare di compensazione diretta. È la volta buona, bisogna assolutamente farlo".

"Confido che questo provvedimento sia nel prossimo decreto", incalza Bonomi. Dopo un attimo di gelo, Patuanelli dice che tutto ciò "è fattibile bisogna trovare la forma giusta per farlo e ci stiamo lavorando".

Siamo pronti a ripartire?

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