Cronache

Argentina, trovato il "tesoro" di 12mila nazisti: ci sono nomi e conti bancari

A trovare la lista con i nominativi, che si credeva fosse perduta, è stato un investigatore privato, mentre cercava altro materiale nello scantinato di una banca in disuso. Si pensa che quei soldi fossero il frutto dei saccheggi della Shoah

Argentina, trovato il "tesoro" di 12mila nazisti: ci sono nomi e conti bancari

I nomi erano scritti su una serie di vecchi documenti, che sono stati trovati per caso in queste ora, in occasione della ricerca di altro materiale. Solo che quei 12mila nominativi non appartenevano a persone qualunque, ma a migliaia di nazisti che, tra il 1941 e il 1943, prima della caduta del regime di Adolf Hitler, si sarebbero rifugiati in America Latina, più precisamente in Argentina. E a scoprirli è stato (praticamente per caso) Pedro Filippuzzi, in investigatore privato argentino.

Il denaro trasferito

Secondo quanto riportato da Repubblica, il documento dal titolo "Congresso della nazione Argentina" si trovava in mezzo alle carte di un sotterraneo di una banca in disuso. La lunga lista rinvenuta da Filippuzzi, oltre a indicare le persone scappate dalla Germania nazista, segnalava anche tutte le somme di denaro che i tedeschi si erano portati dietro e che, in base alle ricostruzioni, sarebbero stati sottratti ai milioni di ebrei perseguitati durante la Shoah e derubati di tutti i loro averi.

La lista di nomi

In base a quanto ricostruito dal quotidiano, storicamente la lista era già conosciuta. Tuttavia, nel 1944, il governo del generale argentino Edelmiro Farrell aveva chiuso la commissione incaricata ad analizzare quei nominativi e ordinato la distruzione del documento. Che, però, a distanza di più di 75 anni è stato ritrovato dall'investigatore. Che, alla vista di quei nomi avrebbe contatato subito il Centro Simon Wiesenthal, un'organizzazione non governativa che fa ancora oggi ricerca a livello globale sui crimini dell'olocausto e sui fenomeni antisemiti passati e presenti.

La ricostruizione

Secondo quanto ricostruito, il Centro si sarebbe rivolto alla banca Crédit Suisse, reclamando la restituzione dei beni trafugati. In base a quanto riportato anche da Leggo, infatti, i 12mila nazisti citati nei documenti avrebbero trovato un rifugio sicuro in America, da dove riuscirono a convertire la moneta tedesca in dollari, con lo scopo di aprire centinaia di conti correnti alla Schweizerische Kreditanstalt, poi diventua appunto Crédit Suisse, l'istituto con sede a Zurigo.

La rotta del denaro

L'organizzazione sarebbe riuscita anche a ricostruire la rotta seguita dal denaro che, secondo diverse ipotesi, servì a finanziare altre attività legali in Argentina dalle migliaia di nazisti fuoriusciti dalla Germania di Hitler. Parte di questo "tesoro" sarebbe quindi rientrato in Europa tramite la banca svizzera. "Questi conti includevano diverse imprese tedesche come la IG Farben, fornitore del gas Zyklon-B, utilizzato nelle camere a gas dei campi di sterminio, e organismi finanziari come il Banco tedesco transatlantico e il Banco tedesco dell'America del Sud. Banche che, apparentemente, servirono per realizzare delle transazioni naziste in Svizzera", ha chiarito Shimon Samuels, direttore delle Relazioni internazionali del Centro Wiesenthal.

I nazisti in Argentina

La presenza di una folta comunità nazista a Buenos Aires era già nota sul finire della guerra. Si pensava fosse composta da 1.400 persone, sostenute da 12mila simpatizzanti e da altri 8mila militanti di diverse organizzazioni locali. A lungo, questo flusso di immigrati dalla Germania nazista passò sotto silenzio, insieme all'arrivo dei tanti perseguitati dal regime nazista. Ma secondo quanto ricostruito, una retata della polizia nella sede dell'Unione tedesca delle corporazioni, una sorta di organo di facciata per le migliaia di immigrati nazisti, avrebbe portato al sequestro della lista, che fu consegnata al parlamento argentino.

La sparizione del "tesoro"

In base a quanto ricostruito, far sparire il denaro era indispensabile per la Germania di Hitler. Anche se dall'istituto bancario, per ora, non è arrivata ancora una risposta certa sulla questione, si stima che la cifra totale di quel "tesoro" possa ammontare a 30 milioni di euro odierni, confiscati, all'epoca, con metodi violenti e, di fatto, rubati.

In base a quanto riportato dalla Bbc, in una dichiarazione all'agenzia di stampa Afp, l'istituto bancario svizzero avrebbe affermato di aver collaborato con l'indagine Volcker nel 1997-1999 per rintracciare i conti bancari svizzeri appartenenti alle vittime della persecuzione nazista e avrebbe fatto sapere di interessarsi anche a questo passaggio.

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