Cronache

Armi "camuffate" da aiuti per l'Ucraina: scoppia la bufera all'aeroporto di Pisa

Armi "camuffate" da aiuti per l'Ucraina: scoppia la bufera all'aeroporto di Pisa

Si infuoca la discussione sul carico di armi che sarebbe dovuto partire dall’aeroporto civile di Pisa, in Toscana, diretto verso l’Ucraina. Un carico che doveva essere destinato agli aiuti umanitari. I lavoratori addetti, infatti, nel momento in cui si sono accorti che all’interno erano presenti armi destinate al conflitto si sono fermati, in segno di protesta, e hanno denunciato l’accaduto all’Unione sindacale di base. Pisa, con il suo aeroporto militare è infatti un crocevia importante per l’invio di armi destinate al conflitto: sono almeno nove i voli partiti ed arrivati in Polonia e, anche se ufficialmente restano un mistero le origini dei voli e i carichi che vengono trasportati, è lampante che lo scalo toscano rappresenti un ponte aereo fondamentale per l’assistenza all’Ucraina. La denuncia in questione avviene però a causa del fatto che il presunto materiale bellico sarebbe partito dal Galileo Galilei, aeroporto civile della Toscana: “Mentre ancora si fa finta di discutere sull’intervento in Ucraina dal territorio italiano partono carichi di armi, non soltanto dagli aeroporti militari, ma anche da quelli civili”, riferiscono infatti dall’Usb. Dal Cargo Village di Pisa dovrebbero infatti partire solo ed esclusivamente carichi di medicine, viveri e tutto ciò che può essere utile alla sopravvivenza del popolo ucraino in questo momento di estrema difficoltà. “Ma non è così – proseguono ancora dall’Unione sindacale di base – in questo caso i lavoratori addetti si sono trovati di fronte casse piene di armi di vario tipo, munizioni ed esplosivi che sarebbero atterrati prima in basi Usa e Nato in Polonia, e poi inviati in Ucraina”. Una triste sorpresa che ha portato i lavoratori a indire una manifestazione prevista per sabato 19 marzo di fronte all’aeroporto Galileo Galilei di Pisa. Le versioni sul carico sospetto non sono però lineari: se da una parte le consigliere regionali 5 Stelle, Irene Galletti e Silvia Noferi, hanno subito chiesto un’interrogazione per capire se il Presidente Eugenio Giani fosse a conoscenza della cosa e l’avesse autorizzata, dall’altra il Comando operativo di vertice interforze fa sapere che “il carico conteneva parte del materiale militare per l’Ucraina deliberato dal Parlamento e che era in attesa di essere caricato su un volo civile abilitato al trasporto di quella tipologia di merci”. Stando a quanto dichiarato dal Covi sembrerebbe quindi che anche gli aeroporti civili, in questo caso quello di Pisa, siano autorizzati a spedire materiale bellico.

Ipotesi in netto contrasto con quanto riferito da Marco Carrai, Presidente di Toscana Aeroporti, che conferma l’errore e garantisce che “non accadrà più". Il nodo della questione sta infatti proprio sulla poca chiarezza che riguardo l’invio di armi dall’ Italia. Sull’argomento si è esposto, proprio qualche giorno fa mediante un’interrogazione parlamentare, il Senatore del Gruppo Misto Matteo Mantero, chiedendo maggior trasparenza sulla questione. “Si chiede di sapere – recita l’interrogazione – quale sia l’effettivo impegno militare, in termini di mezzi e di uomini messi in campo dall’Italia, e se il Ministro in indirizzo intenda portare a conoscenza del Parlamento e degli italiani il contenuto dell’allegato al decreto 2 marzo 2022 del Ministero della difesa recante ‘Autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle Autorità governative dell’Ucraina ai sensi dell’articolo 1 del decreto legge 28 febbraio 2022, n.16”. Il decreto legge sopracitato è quello infatti emesso dal Governo italiano per fronteggiare militarmente l’emergenza guerra e prevede, appunto, l’invio di materiale bellico e truppe in sostegno dell’Ucraina: al contrario di tutti gli altri paesi europei, però, il nostro Governo ha deciso di non rendere note le informazioni del contenuto circa le armi inviati e il numero, che risultano ancora oggi informazioni inserite in documenti secretati. Come conferma anche il Senatore Mantero nella sua interrogazione parlamentare, nei corridoi del palazzo si parlerebbe di un’Italia che invia in Ucraina mortai da 120 millimetri e relative bombe, missili Stinger, mitragliatrici pesanti Browning e relative munizioni, mitragliatrici leggere MG e proiettili, lanciatori anticarro e relativo munizionamento, razioni K, radio Motorola, elmetti e giubbotti. “E’ una cosa gravissima che l’Italia ripudi la guerra ma di fatto mandi armi che non faranno altro che del male ai civili e la prolungheranno – spiega il Senatore Mantero – ma ancora più grave è che non sappiamo di che materiale si tratti e nelle mani di chi andrà a finire. Di certo non in quelle dell’esercito ucraino, ma in quelle delle milizie. A noi parlamentari non ci è dato sapere a chi l’Italia fornisce le armi e questo è molto preoccupante.

A mio avviso – conclude Mantero - il Governo dovrebbe assolutamente informare il Parlamento, rendendolo partecipe di una cosa così importante e coinvolgendolo mediante la sua approvazione o meno”.

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