Coronavirus

Azzeccagarbugli senza arte né parte

Si prova a ripartire, e che Dio ce la mandi buona. Conte, messo alle strette dalle categorie produttive e dagli amministratori locali ha deciso che si riapre da oggi, un po' alla volta (per non darla vinta agli aperturisti) e senza fretta (per non scontentare gli scienziati rigoristi)

Azzeccagarbugli senza arte né parte

Si prova a ripartire, e che Dio ce la mandi buona. Conte, messo alle strette dalle categorie produttive e dagli amministratori locali ha deciso che si riapre da oggi, un po' alla volta (per non darla vinta agli aperturisti) e senza fretta (per non scontentare gli scienziati rigoristi). Tra scadenze, regole, divieti ed eccezioni c'è da perderci la testa. Se vuole essere sicuro di non incappare in qualche trasgressione, uno prima di uscire di casa è meglio che chiami l'avvocato, e lo stesso vale per chi, da oggi a fine maggio, dovrà riaprire un'attività, anche se voglio proprio vedere con milioni di persone in giro, più o meno autorizzate, come sarà possibile fare i controlli.

Si riapre ma anche no, perché decisioni chiare e nette questo governo non le ha mai prese per mancanza di competenza e coraggio. Se si può stare distanziati in fabbrica o in ufficio, perché non in spiaggia? Se si può circolare tra Torino e Novara, perché non tra Novara e Milano? Puoi andare a trovare la nonna a centinaia di chilometri di distanza ma non la fidanzata a mezz'ora di macchina. Dalla casa delle vacanze puoi tornare alla prima casa ma viceversa no. Puoi stare a distanza di un metro nel mezzanino del metrò ma non in chiesa. Che senso ha? Misteri della scienza e degli Azzeccagarbugli.

La partenza a scaglioni tanto diluiti non sposta di un centimetro il rischio del contagio, lava solo la coscienza a chi l'ha decisa. Il virus non distingue tra metalmeccanico e fedele, tra impiegato di banca e maestro elementare. La vera fase due sarebbe riaprire tutto con regole certe, attrezzarsi seriamente a respingere la minaccia in caso di nuovi attacchi importanti e non ripetere gli errori fatti nella fase uno. Quindi chiusure mirate e immediate al primo campanello di allarme, personale medico protetto, ospedali in costante allerta, case di cura blindate, mascherine e tamponi à gogo, eccetera.

Il fatto che si sia arrivati a comunicare il piano - studiato per mesi, ma che di fatto cambia di poco o nulla la limitazione delle libertà individuali e d'impresa - a tre ore dalle prime riaperture previste per oggi, la dice lunga sull'indecisione e sulla paura che aleggiano in cabina di regia. Ieri sera Conte più che la fase due ci ha spiegato la fase uno e mezzo: faremo, vedremo, stanzieremo. Ma i fatti non ci sono.

E mezzo passo alla volta non si va lontano.

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