Pubblichiamo in questa pagina la lettera che Ennio Morricone ha letto nel corso dell’audizione conclusiva dell’istruttoria nei confronti della SIAE adita dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. La lettera è firmata da artisti del calibro di Claudio Baglioni, Maurizio Costanzo, Francesco De Gregori, Rosario Fiorello, Dacia Maraini, Gianni Morandi, Riccardo Muti, Gino Paoli, Nicola Piovani, Michelangelo Pistoletto, Giulio Rapetti Mogol, Giuseppe Tornatore. Si tratta di un appello all’Antitrust a difesa del diritto d’autore, a «non distruggere quella cultura di civiltà preziosa» come la protezione di questa importante conquista per gli artisti. La SIAE ha 80mila associati tra autori ed editori.
Alla Società Italiana degli Autori ed Editori partecipano, da 136 anni, tutti (o quasi) gli autori e gli editori italiani. La SIAE non ha scopo di lucro e la sua funzione è quella di assicurare protezione al diritto d’autore. Quest’ultimo è null’altro che il frutto del lavoro di migliaia di autori ed editori. È null’altro che il loro compenso per quella creatività, che è espressa in opere letterarie, teatrali, musicali, cinematografiche e figurative, della quale tutti beneficiamo: noi, gli italiani, gli europei, il mondo intero.
Quando l’opera di un autore viene utilizzata è giusto che si paghi il diritto del suo autore. Ascoltare musica, leggere un libro o guardare un film, intanto è possibile, in quanto un autore ed anzi molti autori hanno investito il loro tempo, la loro creatività, il loro lavoro. Questa, del resto, è la conquista che la nostra Costituzione, la Convenzione di Berna e la stessa Dichiarazione Universale dei Diritti Umani hanno assicurato al mondo della creatività. La raccolta del diritto d’autore però non è un’operazione semplice, ed è questo il punto nodale. Le decine di milioni di opere oggi disponibili in Italia attraverso la SIAE, che sono create da decine di migliaia di autori e usufruite da tante migliaia di utilizzatori, non possono vivere ed essere gestite secondo logiche di mercato. Per questo la storia ed il nostro legislatore hanno spinto per la gestione collettiva del diritto d’autore come unica soluzione che consentisse a ciascun autore – senza discriminazione rispetto alla notorietà degli autori - di poter ricevere il frutto legittimo del proprio lavoro e di non essere svilito.
Ciò è tanto più vero nei riguardi di quei repertori, come la musica di ricerca o la musica lirica, il teatro e le opere letterarie e figurative, che identificano un popolo ed una cultura, e la accrescono giorno dopo giorno, ma che sono naturalmente destinati ad un minore successo commerciale. Sono perciò più deboli, ma non per questo meno fondamentali per quella partecipazione di ciascuno alla vita culturale della comunità. Oggi, però, il diritto d’autore viene vissuto, da parte di qualcuno, come un puro mercato. Ciascun individuo-autore è divenuto merce. Ogni opera è divenuta merce. Tutto si è trasformato in logica di commodity. E soprattutto la stessa gestione collettiva del diritto d’autore corre il rischio di essere sacrificata sull’altare della concorrenza.
Ma il libero scambio non deve prevalere sull’identità culturale e sulla certezza di assicurare agli autori ed editori il giusto compenso del loro lavoro. Tutti questi principi riteniamo che non debbano essere messi in discussione da questa Autorità. Il vostro ruolo non dovrebbe essere introdurre concorrenza anche dove non v’è un mercato, dove non dovrebbe esservi. E se la concorrenza deve far prevalere prodotti non italiani e non europei, tanto meglio? Non si dovrebbe riscrivere un sistema normativo complesso, snaturandolo dei suoi valori civili, stravolgendolo e persino sovrapponendo diritto d’autore e copyright, diritti assai diversi fra loro. Chiediamo che non sia questo il vostro approccio. Noi non vogliamo discutere il vostro ruolo.
Ma siamo molto preoccupati. Come rappresentanti di maggiore notorietà di un mondo infinito e fondamentale per il nostro Paese, abbiamo il dovere di essere fortemente preoccupati della circostanza e delle conseguenze di una simile riscrittura di un sistema che dovrebbe avere come essenza la protezione del diritto d’autore, non la sua mercificazione. Siamo preoccupati non tanto per noi stessi ma per tutti gli autori, soprattutto per quelli più deboli. Una logica strettamente mercantile non dovrebbe essere auspicata da una Autorità economica, né tantomeno da essa direttamente imposta.
E soprattutto un nuovo sistema non dovrebbe essere deciso al di fuori e al di là delle scelte del Governo e del Parlamento. La creatività è motore della nostra cultura. È stato motore della nostra storia e deve essere fulcro del futuro della nostra Repubblica. Del nostro futuro può e deve discutere il nostro Parlamento, attuando scelte di politica o come si suole dire “di sistema”. La logica di puro mercato non deve distruggere una cultura di civiltà preziosa come la protezione del Diritto d’autore: Diritto di tutti gli Autori.
I firmatari
Claudio Baglioni, Roberto Benigni, Bernardo Bertolucci, Andrea Bocelli, Andrea Camilleri, Cristina Comencini, Paolo Conte, Maurizio Costanzo, Francesco De Gregori, Pino Donaggio, Roberto Faenza, Fabio Fazio, Rosario Fiorello, Paolo Fresu, Luciano Ligabue, Dacia Maraini, Giuliano Montaldo, Gianni Morandi, Ennio Morricone, Riccardo
Muti, Ferzan Ozpetek, Gino Paoli, Franco Piersanti, Nicola Piovani, Michelangelo Pistoletto, Gigi Proietti, Giulio Rapetti Mogol, Massimo Ranieri, Gabriele Salvatores, Maurizio Scaparro, Giuseppe Tornatore, Carlo Verdone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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