Cronache

Bergamo, sparò alla compagna ma l'avvocato chiede la scarcerazione prima di Natale

Il 41enne, accusato di tentato omicido per aver sparato alla compagna da cui si stava separando, è detenuto dalla fine di giugno. Il suo legale insiste per gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico

Bergamo, sparò alla compagna ma l'avvocato chiede la scarcerazione prima di Natale

Aveva sparato alla compagna a giugno, ma per fortuna lei era riuscita a salvarsi. Era accaduto a Berbenno, in provincia di Brescia, dove un uomo di 41 anni, l'avvocato Riccardo Tarotelli, aveva impugnato una pistola e aveva esploso due colpi contro la compagna 29enne, al termine di una lite gravissima. Lui, che all'inizio si era rifugiato in una baita con la bambina piccola, è stato arrestato poco dopo il fatto dai carabinieri e da fine giugno si trova in carcere per tentato omicidio. Ed è proprio notizia delle ultime ore, la richiesta da parte dell'uomo (tramite il suo legale) di lasciare la casa circondariale di via Caimi, nel capoluogo valtellinese, almeno prima di Natale.

La richiesta dell'avvocato

Secondo quanto riportato da Il Giorno, a fine luglio, il legale della vittima aveva presentato un'istanza di scarcerazione al giudice per le indagini preliminari, Carlo Camnasio, con concessione degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, ma il gip l'aveva respinta con la motivazione dell'attualità della pericolosità sociale del 41enne. Ma secondo Francesco Romualdi, avvocato di Tarotelli, a sei mesi dall'episodio, la speranza è quella di vederlo fuori dal carcere prima delle festività natalizie.

L'aggressione alla moglie

Tarotelli, che è accusato dal sostituto procuratore, Stefano Latorre, di tentato omicidio, aveva tentato di uccidere la compagna Jessica Maurovich, ex pallavolista professionista nella squadra di Trieste di cui lei è originaria, dalla quale si stava separando per volontà della donna, dopo una relazione durata tre anni. Il 41enne, infatti, aveva esploso, a distanza ravvicinata, due colpi di pistola andati a segno al collo e al petto da un'arma regolarmente detenuta. È accusato anche di sequestro di persona, in quanto si era allontanato con la figlia di un anno e mezzo dopo il fatto, prima di consegnarsi ai militari senza opporre resistenza. Poco dopo aver aggredito la moglie, Tarotelli si è autosospeso volontariamente dall'albo degli avvocati della provincia di Sondrio e da quando è stato ascoltato, per la convalida del suo fermo, operato dai carabinieri del Nucleo investigativo, non è più stato sottoposto a nuovi interrogatori.

La potestà genitoriale

Secondo quanto riportato dall'avvocato dell'uomo, il 41enne incontra i familiari una volta alla settimana e all'interno del penitenziario non svolge alcuna attività, né ha un incarico dentro la struttura "che lo aiuti a trascorrere meglio i giorni di reclusione". Il legale dell'uomo ha poi confermato che l'uomo chiede sempre come stia sua figlia ed è al momento in cordo un procedimento al Tribunale dei minori di Milano per valutare la potestà genitoriale di padre e madre.

In base a quanto ricostruito dall'avvocato del 41enne, la bambina oggi è affidata alle cure del comune di Berbenno e di lei si occupano i servizi sociali.

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