Bologna, ora il "prete rosso" può tornare a dire messa

Eugenio Melandri, che era stato sospeso a divinis nell'89, dopo l'elezione a Bruxelles con Democrazia Proletaria, può tornare ad officiare

Bologna, ora il "prete rosso" può tornare a dire messa

Eugenio Melandri, il "prete rosso" di Brisighella, che ha fatto della militanza politica a sinistra una, se non la principale, delle sue cifre stilistiche, è di nuovo un sacerdote officiante. Quindi avrà anche la possibilità di predicare dai pulpiti delle chiese.

La decisione l'ha presa la Santa Sede. Non c'è altro modo di rientrare in gioco: bisogna che il Vaticano si pronunci. Poi è stato mons. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, che diventerà cardinale della Chiesa cattolica nel corso dei primi giorni di ottobre per volontà di papa Francesco, a far sì che Eugenio Melandri entrasse a far parte dell'elenco dei sacerdoti che coordina. Il quasi porporato, che è considerato dai più un progressista, potrebbe anche indicare una parrocchia di riferimento. E Melandri, come si apprende da Avvenire, ha subito reso noto di essere più che felice della notizia. Ma perché il "prete rosso" aveva smesso di celebrare i sacramenti?

Come succede sempre quando un consacrato viene eletto in un organo parlamentare, Melandri era stato sospeso a divinis. Una delle modalità con cui un ecclesiastico, per i dettami del diritto canonico, può essere almeno ridimensionato in relazione ai suoi incarichi e alle sue mansioni. La prassi prevede che il provvedimento possa terminare nel momento in cui la legislatura volge al termine. Ma dipende dai casi. In quello del "prete rosso", l'attesa non è stata breve: l'elezione a Bruxelles con Democrazia Proletaria, infatti, risale a trent'anni fa. Vale comunque la pena sottolinare come poi il ravennate abbia continuato con l'attivismo politico, schierandosi e presentandosi di nuovo agli elettori, con le liste di Rifondazione Comunista, il partito guidato all'epoca di Fausto Bertinotti.

Quello che, dopo una serie di scissioni e contro scissioni, ora fa di nuovo parte dell'agone politico nazionale, seppure con un peso elettorale diverso rispetto al recente passato.

La Chiesa cattolica italiana ritrova così uno di quei "preti di strada" che in questi anni si sono distinti per le critiche mosse alle politiche anti-accoglienza.

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