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"In carcere temevo di morire". Giulia Ligresti e l'invito alla Cartabia

L'imprenditrice, assolta ma ingiustamente detenuta in carcere, racconta la sua vicenda ed invita il ministro della Giustizia ad affrontare una serie di problematiche

"In carcere temevo di morire". Giulia Ligresti e l'invito alla Cartabia

Giulia Ligresti torna sulla vicenda che l'ha vista protagonista, con l'assoluzione a cui è seguita una pronuncia attraverso cui è stata certificata un'ingiusta detenzione. Come abbiamo già avuto modo di raccontare, l'imprenditrice non è tuttavia stata risarcita per l'errore giudiziario (e per uno dei due periodi passati all'interno di un carcere). Si tratta di una storia che riguarda da vicino il sistema Giustizia e che, forse in misura maggiore in relazione ad un referendum che potrebbe rappresentare uno scossone generale, continua a far discutere addetti ai lavori e non.

La disposizione sulla "ingiusta detenzione" ha interessato soltanto 16 giorni di carcere, quando la Ligresti è stata costretta a trascorrere più di due settimane nella struttura di Vercelli. Nessun risarcimento, invece e come premesso, per altre tre settimane: quelle passata a San Vittore. All'interno di un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, la Ligresti ha premesso quanto segue: "Ho preso atto che i giudici abbiano almeno riconosciuto che io sia stata messa in carcere ingiustamente e utilizzerò il risarcimento per sostenere i progetti umanitari a favore di donne e bambini in difficolta di cui da sempre mi occupo".

Resta tuttavia l'amarezza, per usare forse un eufemismo, per l'equiparazione che, secondo il parere della Ligresti, ha interessato il patteggiamento. Quello che sarebbe stato considerato alla stregua di una "ammissione di colpa". "Mi trovavo in un luogo infernale dove non sarei sopravvissuta un solo giorno in più. Leonardo, il più piccolo dei miei figli, aveva solo 11 anni, ero angosciata e disperata e mi era stato fatto capire che quella era l'unica strada, l'unico strumento per uscire da lì", ha raccontato.

Uno dei quesiti del referendum sulla Giustizia interessa la carcerazione preventiva e la Ligresti, nel ricordare quanto le è accaduto, affronta il tema (senza tuttavia parlare dell'imminente appuntamento referendario): "Accuse infondate che si sono sciolte come neve al sole, nessuna falsificazione del bilancio né informazioni false al mercato. Tutto completamente folle. Ancor piu folle la mia carcerazione preventiva", ha spiegato. Poi la parte sulla volontà di fornire una testimonianza: "Ma non accetto che la verità venga distorta in questo modo assurdo: arrestata, assolta con formula piena, risarcita ma solo in parte perché ho patteggiato. Quindi secondo la Corte mi sono implicitamente dichiarata colpevole di un fatto che non sussiste. La mia vita va avanti ma mi sento di voler stimolare il dibattito pubblico perché l'Italia su temi così importanti, che riguardano la liberta delle persone, rischia di rimanere indietro".

Il patteggiamento sarebbe peraltro arrivato alla luce di un'ipotesi per nulla peregrina, ossia che il periodo all'interno di un carcere potesse arrivare a coprire due mesi. Questo, almeno, è quanto sostenuta dall'imprenditrice accusata di fatti che poi non hanno trovato conferma all'interno dell'iter processuale. La parte finale dell'intervista è condita anche da un attestato di stima della Ligresti all'attuale ministro della Giustizia Marta Cartabia.

L'imprenditrice ha in qualche modo invitato il capo di Dicastero del governo presieduto da

html">Mario Draghi ad affrontare le problematiche esposte rispetto al "sistema Giustizia".

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