Coronavirus

Caro Sala, serve coraggio: porti Milano fuori dal panico

Caro Sala,  serve coraggio: porti Milano fuori dal panico

Che il Bertolt Brecht dello «Sventurata la terra che ha bisogno di eroi» fosse un'idiozia, tutti i (ben)pensanti lo hanno sempre saputo. E anche gli altri dovrebbero vederlo, almeno nei momenti delle difficoltà, quando un popolo, un Paese o anche una semplice città hanno ancor più bisogno di una guida. Proprio per non diventare preda di quello «sconforto e timore» di cui il sindaco Giuseppe Sala ha parlato ieri al consiglio comunale di Milano. Peccato, però, che nel medesimo discorso sia stato lui stesso a dichiarare la sua intenzione di rinunciare ad avere in questi tempi di panico da Coronavirus quel ruolo da leader che ci si aspetterebbe da lui.

Perché è da quando il perfido Covid-19 si è insinuato nelle laboriose terre di Lombardia e probabilmente anche Milano molto più di quanto i numeri ufficiali ci dicano, che ci si chiede a che gioco Sala stia giocando. Non solo perché è il sindaco, ma soprattutto perché sono in molti ad affidargli il ruolo di gran nocchiere per un centrosinistra ormai naufrago in gran tempesta. Ed è allora proprio di fronte al grande allarme che sarebbe stato bello vedere di che pasta è fatto l'uomo. Anzi il politico, perché delle sue qualità umane e di quelle di manager non è davvero lecito dubitare, visto le prove che ne ha già saputo dare.

Ecco perché è risultato un po' deludente sentirgli ieri dire che «la responsabilità e il bastone di comando di questa crisi devono stare saldamente nelle mani del governo e della Regione Lombardia». E per questo che «tutte le altre istituzioni, a cominciare dal Comune di Milano, devono collaborare a rendere questo compito il più efficace possibile». Parole solo apparentemente di buon senso, perché da uno come lui abituato a prendere la parola (e assumersi le relative responsabilità) un po' su tutto, forse oltre alla giusta obbedienza ai poteri sovraordinati, ci si aspettava un punto di vista. Qualche suggerimento, magari anche ruvido e deciso da offrire a nome dei milanesi a Palazzo Lombardia. E soprattutto a quelli romani. Perché qui oltre ad avere a cuore la salute dei concittadini, Sala si deve preoccupare di un tessuto economico che rischia di strapparsi. E a «pagare le conseguenze di queste crisi - come ha ben detto anche lui stesso - sono le fasce più deboli della nostra società». E l'emergenza si traduce in «persone che si possono trovare da un momento all'altro senza lavoro, mettendo in crisi intere famiglie». Sala lo ha detto e quindi lo sa e proprio per questo da lui si attendono idee e suggerimenti. Con coraggio e magari senza pensare a sfilarsi, lasciando al governatore Fontana e ai suoi bravi assessori il lavoro sporco dei divieti, ritagliandosi invece il diritto di lisciare il pelo a commercianti e contrari alle ordinanze, pensando magari già alla vicina campagna elettorale per il prossimo sindaco di Milano.

Perché a pensar male si fa peccato, ma spesso ci s'indovina.

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