Cronache

La Rackete (impunita) minaccia ancora: "La lotta continua"

La comandante della Sea Watch 3 è fiera dopo l'archiviazione del gip di Agrigento: "La missione di salvataggio ha usato privilegi per riuscire a essere solidali"

La Rackete (impunita) minaccia ancora: "La lotta continua"

Arriva l'esultanza di Carola Rackete dopo la decisione del gip di Agrigento di archiviare l'inchiesta che vedeva la ragazza imputata per resistenza o minaccia a nave da guerra. La comandante della Sea Watch 3 - che nel giugno del 2019 ha urtato a Lampedusa una motovedetta della Guardia di finanza - sul proprio profilo Twitter ha rivendicato quanto fatto, sostenendo che la missione di salvataggio dell'Ong "ha significato usare privilegi come il passaporto europeo o l'istruzione gratuita per riuscire ad essere solidali" con tutte quelle persone che intendono contrastare e lottare "contro quelle strutture che esercitano un potere razzista e che mantengono le ingiustizie senza cambiarle". E ha lanciato un avvertimento chiaro: la battaglia non è finita e proseguirà ancora. "Questa lotta è lontana dalla fine e tutti noi dovremmo farne parte", conclude il suo post.

L'archiviazione

Così la Rackete non andrà a processo per resistenza a pubblico ufficiale e violenza contro una nave da guerra perché nel giugno del 2019, quando ha forzato l'ingresso al porto di Lampedusa urtando una motovedetta della Gdf, "ha adempiuto al dovere di soccorso in mare". La sua posizione è stata archiviata anche perché quella motovedetta "non era una nave da guerra" come invece prevede il reato inserito all'articolo 1.100 del Codice della navigazione.

Alessandra Vella, la giudice per le indagini preliminari di Agrigento, ha spiegato i motivi per cui ha deciso di accogliere la richiesta di archiviare l'indagine avanzata nei mesi scorsi da Luigi Patronaggio, procuratore di Agrigento: così è stata disposta l'archiviazione del procedimento nei confronti di Carola Rackete. Tra le motivazioni, si legge, "la configurabilità della causa di giustificazione di cui all'articolo 51 C.P., in relazione agli ulteriori reati ascritti, avendo l'indagata posto in essere le condotte contestate in presenza di scriminante dell'adempimento del dovere di soccorso in mare di profughi, come derivante, anche, dagli obblighi di diritto internazionale e consuetudinario più ampiamente ricostruiti con i provvedimenti sopra richiamati".

Lo scontro politico

La decisione ha immediatamente fatto scattare le reazioni del mondo della politica. Matteo Salvini, leader della Lega, ha preferito non attaccare frontalmente la decisione del gip di Agrigento: "Lascio giudicare loro. Dico solo che nel 2019, alla data di oggi, sbarcarono 1.200 clandestini. Adesso siamo a quasi 14mila". Invece non ci ha girato attorno la presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, che ha ricordato come in Spagna sia stato schierato l'esercito per fermare gli sbarchi: "In Italia chi sperona una motovedetta militare della Guardia di finanza - per portare immigrati irregolari - la passa liscia.

Che rispetto può avere l'Italia nel mondo se viene permesso di umiliare lo Stato in questo modo senza subire alcuna conseguenza?".

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