Caso Saguto, la requisitoria dei pm: "Funzioni piegate a fini privati"

Secondo la Procura tra l'ex magistrato Silvana Saguto e l'avvocato Cappellano Seminara c'era un patto corruttivo per cui le funzioni del tribunale erano piegate ai fini privati. In un trolley c'erano 20mila euro in contanti

Caso Saguto, la requisitoria dei pm: "Funzioni piegate a fini privati"

C'è un caso Silvana Saguto, sotto la regia della ex presidente della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo c'era un patto corruttivo tra l'avvocato Cappellano Seminara e l'ex magistrato. Secondo la ricostruzione della Procura: "Quando Silvana Saguto parla con Cappellano Seminara di documenti, in realtà i due si riferivano a dei soldi" - ha evidenziato la pm Claudia Pasciuti durante la requisitoria. Soffermandosi sulla posizione del "re degli amministratori giudiziari", Gaetano Cappellano Seminara. Secondo il pm da alcune evidenti intercettazioni "si desume in maniera chiarissima che l'esercizio delle funzioni non era posto in essere per l'interesse pubblico, ma per quello del privato". Dalle indagini della Guardia di finanza, emerge "una costante carenza di liquidità sui conti correnti dei coniugi Saguto-Caramma. Dall'esame dei conti correnti della famiglia e dalle intercettazioni telefoniche, si evince che il tenore di vita era superiore rispetto alle entrate", al punto tale che l'ex presidente della sezione Misure di prevenzione, nel corso di una intercettazione "rimprovera il figlio Elio che spende non meno di 100 euro al giorno e gli altri figli per un totale di circa 14mila euro al mese. I conti sono in rosso. Speriamo che arrivino le cose che devono arrivare", diceva il magistrato al figlio Elio.


La Saguto oggi è imputata a Caltanissetta insieme ad altre 15 persone, sulla presunta gestione illegale dei beni confiscati. Lei si è sempre difesa portando in tribunale anche la sua agendina con i nomi delle persone che le chiedevano favori. "Era il mese di giugno del 2015 e la famiglia di Silvana Saguto stava attraversando, dal punto di vista economico un periodo difficilissimo - ricostruisce l'Adnkronos -. Lei si sfogava con Cappellano Seminara, diceva di essere disperata e chiedeva aiuto". Nelle varie conversazioni intercettate tra i due, spesso parlavano di documenti ma per l'accusa non ci sono dubbi sul fatto che i due in realtà di riferissero a soldi. "È il 28 giugno - ricostruisce il magistrato - quando Silvana Saguto discutendo con i figli dice loro che quel giorno Cappellano Seminara avrebbe dovuto portare quei documenti, ma non era venuto. I conti erano in rosso. Il 30 giugno Cappellano Seminara, alle 22.25 entra a casa della Saguto con un trolley ed esce poco dopo. L'indomani viene fatto un versamento in banca. Poco prima la banca aveva sollecitato di effettuare un versamento". In quel trolley, secondo la procura ci sarebbero stati dei soldi in contanti. Soldi che furono versati l'indomani in banca per coprire i conti in rossa della famiglia Saguto-Caramma. Nel trolley portato direttamente casa da Cappellano Seminara potrebbe esserci stata una somma di circa ventimila euro.

Di chi erano quei soldi portati in casa Saguto? Quanti erano per l'esattezza e da dove provenivano. Quesiti a cui si sta cercando di dare una risposta chiara.

Gli uomini della Polizia tributaria sono arrivati a questa conclusione incrociando conversazioni telefoniche e dati bancari. Poi, è arrivata anche una conferma da un testimone che ha cambiato versione. Poi la pm Pasciuti cita anche una intercettazione tra Saguto e l'anziana madre in cui si lamenta della mancanza di soldi.

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