Cronaca locale

"La Cig? Impiegati siciliani chiedono 10 euro per ogni pratica fatta"

Scontro Regione-Sindacati sulla richiesta degli impiegati regionali di un bonus di 10 euro per ogni pratica della cassa integrazione in deroga da sbloccare. L'Inps però, rivela che i decreti autorizzati sono appena 3.778 su 140mila richieste

"La Cig? Impiegati siciliani chiedono 10 euro per ogni pratica fatta"

Un bonus nello stipendio per accelerare le pratiche della cassa integrazione in deroga. Gli impiegati della Regione avrebbero chiesto, tramite i sindacati, un'integrazione salariale di 10 euro per smaltire l'enorme richieste di istanze che va autorizzata e inoltrata all'Inps. Stiamo parlando di circa 140mila di domande presentate dai lavoratori siciliani negli ultimi due mesi a causa dell'emergenza sanitaria. Ad oggi però, all'Istituto di previdenza risultano appena 3.778 i decreti di cassa integrazione autorizzati dalla Regione siciliana. Il dato è stato reso noto dall’Inps, con una nota stampa diramata nella serata di domenica, con riferimento alle prestazioni previste dal decreto Cura Italia. "I Decreti pervenuti dalla Regione siciliana sono 4.022; i decreti autorizzati dall’Inps sono 3.778, i decreti in fase di verifica 22, lavoratori interessati 9.666. Le ore di Cigd autorizzate 2.113.737, somme impegnate 17.121.269,70", spiega l’Istituto di previdenza sociale. L'accusa però, di un'integrazione salariale è arrivata direttamente dal capodipartimento Giovanni Vindigni. "Al tavolo – accusa il capodipartimento a Repubblica Palermo – i sindacati mi hanno chiesto di riconoscere ai dipendenti un bonus di 10 euro per ogni pratica analizzata". Lunedì scorso, l'assessore regionale alla Funzione pubblica Bernardette Grasso, aveva rassicurato tutti dopo l'incontro di "virtuosa collaborazione" con i sindacati. "Diamo impulso alla misura in favore dei lavoratori e ringrazio per questo i Dipartimenti e le parti sociali per la virtuosa collaborazione istituzionale che abbiamo instaurato - aveva detto in una nota l'assessore Grasso -. Metteremo dunque a frutto le dotazioni del Fondo risorse decentrate destinate ai progetti strategici, assegnando un giusto riconoscimento in favore del personale della Regione".

L'enorme mole di istanze ancora bloccate quindi sarebbe tutta colpa della Regione e non dell'Inps, come si era sospettato in un primo momento. E così, la Regione dice che è colpa dei sindacati che hanno presentato al tavolo delle trattative un'integrazione in busta paga per i propri assistiti. La replica dei sindacati non si è fatta attendere. "Restiamo spiacevolmente sbigottiti davanti alle dichiarazioni del dirigente generale del Dipartimento Lavoro, Giovanni Vindigni. Far passare i sindacati come soggetti che hanno meramente chiesto soldi in più per i lavoratori regionali mentre migliaia di siciliani attendono il disbrigo delle pratiche per la Cassa integrazione in deroga è offensivo - afferma il segretario generale della Cisl Fp Sicilia, Paolo Montera, e del segretario regionale con delega ai dipendenti regionali, Fabrizio Lercara -. Sin dal primo momento è stato palese che Vindigni non avesse un piano per risolvere il problema. Ciò nonostante abbiamo letto roboanti annunci sulla stampa in merito al rientro dei lavoratori dallo smartworking nonostante le norme sull’emergenza sanitaria Covid-19 in corso".

L’accordo raggiunto tra Regione e Sindacati è basato sul nuovo contratto collettivo di lavoro regionale che, da un lato vuole migliorare il servizio e renderlo più efficiente, dall'altro ha previsto fondi economici per attività straordinarie. Ma per risolvere i problemi di disorganizzazione sono stati coinvolti per lo più dipendenti che svolgono mansioni superiori. Lo scontro adesso diventa politico e si porta dietro un vespaio di polemiche. L'unica cosa certa è che nel frattempo, migliaia di siciliani attendono i soldi di una Cassa integrazione che adesso potrebbe arrivare troppo tardi.

E così, per molti siciliani è alquanto strano assistere ad una querelle su un bonus salariale integrativo, quando ci sono ancora 140mila istanze inevase.

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