Coronavirus

Le chiese abbandonate. E la fede resta prigioniera

E così la fase 2 dell'emergenza comincia con le chiese chiuse. Lo erano, e così restano. In fondo non cambia nulla

Le chiese abbandonate. E la fede resta prigioniera

E così la fase 2 dell'emergenza comincia con le chiese chiuse. Lo erano, e così restano. In fondo non cambia nulla. Come sanno predicare benissimo soprattutto quelli che in chiesa non entrano mai, si può pregare ovunque: non c'è bisogno di un altare, una panca, nemmeno di un sacerdote. Dio riconosce i suoi, ovunque. Il problema è che con le chiese chiuse diventa più difficile riconoscersi tra noi, fedeli e non. La Chiesa - ekklesía - è una comunità, con i suoi riti, i suoi tempi, i suoi templi. Poco male. La Fede, per chi ha il dono, sopravvivrà anche ai decreti governativi di chiusura. Del resto, la task force di Vittorio Colao pensata per la ricostruzione del Paese tra i suoi 17 super tecnici (più degli apostoli...) conta manager, economisti, sociologi, psicologi, psichiatri, fisici, avvocati, commercialisti, un esperto di disabilità e persino quattro donne, ma non un filosofo, e tanto meno un teologo, che in materia di apocalissi e resurrezioni dovrebbe intendersene... Comunque, le chiese - anche dove le condizioni sanitarie e i distanziamenti l'avrebbero permesso - restano blindate. Niente Messe. Si continua a citare (giustamente) tutte le volte che nel corso della Storia, durante le epidemie, le processioni per scongiurare il contagio finivano invece per aumentarne la diffusione. Si dimentica però l'altra faccia della parabola. La Chiesa e le singole chiese, come comunità, erano in momenti di grande crisi sociale un approdo sicuro, una speranza, un luogo dove affrontare insieme la paura. Un modo per credere che, uniti, ce la si potesse fare. Le chiese, del resto, non sono neppure un semplice simbolo, come possono esserlo le librerie. Sono qualcosa di più. Le nostre città, la nostra arte, il nostro gusto, la nostra cultura sono quello che sono, e noi siamo quelli che siamo, perché per duemila anni davanti e attorno a noi ci sono state le chiese. Romaniche, gotiche, barocche, moderne. Piene. È curioso che oggi si parli di come aprire le spiagge, e gli stadi, ma non le parrocchie. Forse è vero che quando le chiese erano aperte nessuno ci entrava, ma è proprio nel momento di maggior sconforto che molti non vorrebbero trovarle chiuse. Peccato, perché se Matteo Salvini non avesse chiesto di riaprirle, oggi avremmo Messa tutti i giorni, senza proteste. E invece il Governo, pur di fargli un dispetto, le terrà chiuse fino ai Morti. Ite, missa est.

Prima ancora di essere cominciata.

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