A Modena, nel capannone di Maserati Corse, alla frazione San Matteo, dove da un anno la task force Alfa Romeo è al lavoro sulla nuova gamma del Biscione, la tensione è altissima. Manca poco più di un mese all'Alfa-Day, quel 24 giugno che oltre a ricordare la nascita del marchio nello stesso giorno del 1910, coinciderà con l'anteprima mondiale del primo modello del nuovo corso: la berlina «Giulia», ma sul nome definitivo nulla è stato ancora deciso. Il tutto avrà luogo ad Arese, nello scenario del rinnovato Museo storico del Biscione.
Ma il 24 giugno prossimo sarà un giorno memorabile soprattutto per la task force di ingegneri (dai 200 iniziali sono cresciuti fino a circa 500) che, chiusi nell'ex magazzino de Tomaso alla periferia di Modena, hanno lavorato giorno e notte sul progetto di rifondazione di Alfa Romeo. Sono per lo più giovani professionisti, selezionati sia all'interno del gruppo Fiat Chrysler Automobiles sia prelevati da altre aziende. Nel team - al quale l'amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne, e Harald Wester, l'ingegnere tedesco a capo di Alfa Romeo e Maserati hanno affidato, insieme alla nuova gamma di modelli, la ricostruzione del marchio - figurano anche diversi stranieri. Inutile cercare di parlare con qualcuno di loro. La consegna del silenzio è ferrea, non sono ammesse fughe di notizie: in gioco c'è anche il loro futuro e la possibile carriera all'interno del gruppo.
L'operazione è delicatissima. E tutti, a partire dal presidente John Elkann e Marchionne, sono consapevoli che per Alfa Romeo è l'ultima chance: i 5 miliardi di investimenti per la realizzazione, entro il 2018, di 8 nuovi modelli, dovranno restituire forza e volumi a un marchio (in 10 anni sono tutti naufragati i tentativi di rilancio) che in tanti, a partire da Volkswagen, vorrebbero nel loro carniere. Marchionne ha così deciso di rompere ogni schema tradizionale, a partire dal luogo di lavoro di questa task force: no Torino, ma un capannone isolato (e per nulla premium ) nel Modenese dove la squadra di talenti, via via sempre più numerosa, è stata chiamata a ristudiare design, motori, distribuzione dei pesi e performance della futura gamma, senza subire pressioni o condizionamenti. Obiettivo: creare modelli best in class nella trazione posteriore e quattro motrici nei diversi segmenti in cui sarà sviluppata la gamma. In parole povere: rendere molto più difficile la vita ai concorrenti tedeschi, puntando sulla capacità italiana di eccellere nell'innovazione, nella creatività e nel design.
E anche la selezione di questa «Alfa Romeo Task Force» è avvenuta, secondo indiscrezioni, in un modo completamente fuori da qualsiasi schema, proprio per evitare pressioni e retaggi. A essere privilegiati, infatti, sarebbero stati i candidati in grado di lavorare inizialmente con pochi mezzi («dovevano almeno saper fare una prolunga con due fili», la battuta di una fonte) e di facile adattabilità a un ambiente di lavoro (il «bunker») tutt'altro che un hotel a 5 stelle.
Questa la regola: su le maniche e dar sfogo alle idee e alle intuizioni. Gomito a gomito si trovano, così, ingegneri, chimici, tecnici specializzati ed esperti in analisi numerica. A fare da chioccia e a supportare il team, l'amministratore delegato di Alfa Romeo, Wester, e due super tecnici con esperienza in Ferrari: Gianluca Pivetti, che si occupa delle nuove motorizzazioni, e il francese Philippe Krief, che lavora sulle piattaforme.
Il conto alla rovescia è iniziato: nel giorno dei 105 anni di Alfa Romeo, oltre alla «Giulia» e al rinato Museo di Arese, i veri protagonisti, management di Fca a parte, sarà questa task force dei «500».
La sfida nella quale si stanno cimentando è entusiasmante e di grandissima responsabilità: la «Giulia», nata in un anonimo capannone, è di fatto il progetto industriale più importante messo a punto da Marchionne. E dal suo impatto con il pubblico e gli appassionati dipenderà il destino della futura gamma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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