Un colpevole per Ranucci

Gli esecutori materiali non dovrebbero essere dei professionisti del crimine: l'ordigno era di fatto un grosso petardo, polvere da sparo compressa innescata da una miccia accesa a mano

Un colpevole per Ranucci
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Tra poco, il 16 novembre, sarà passato un mese dal giorno in cui a Pomezia scoppiò una rudimentale bomba fuori dal cancello di casa di Sigfrido Ranucci, il conduttore di Report. Le indagini, per quello che se ne sa e come si dice in gergo, brancolano nel buio. Senza mettere in dubbio la capacità della Procura antimafia di Roma che si sta occupando del caso, sicuramente colpisce il ritardo con cui si sta arrivando ad accertare la verità. Senza scomodare la polizia francese che in cinque giorni è arrivata ad acciuffare i componenti della banda che ha svaligiato il Louvre, è noto come anche i nostri apparati di sicurezza siano assai celeri nel risolvere casi anche ben più gravi, complicati e misteriosi. Del resto si sa: le tecnologie a disposizione degli inquirenti mixate alla tracciabilità praticamente assoluta di ogni nostro spostamento e conversazione, per quante precauzioni uno possa prendere, hanno spostato il baricentro della lotta fra guardie e ladri nettamente a favore delle prime. Peraltro, seguendo la pura logica, gli esecutori materiali non dovrebbero essere dei professionisti del crimine: l'ordigno era di fatto un grosso petardo, polvere da sparo compressa innescata da una miccia accesa a mano. Possibile che le telecamere poste nei dintorni o sulle vie che portano alla casa di Ranucci, le cellule telefoniche della zona e altre diavolerie del genere attive quel giorno e nei giorni precedenti non abbiano fornito elementi utili a individuare i responsabili? In altre parole: siamo sicuri che si stiano compiendo tutti gli sforzi necessari, in tutte le direzioni, per arrivare alla verità? Perché la questione non riguarda soltanto la vittima ma, per come sono state messe le cose, coinvolge l'intero Paese visto che non al bar ma in Commissione antimafia un ex magistrato oggi senatore dei Cinque Stelle, Roberto Scarpinato, ha chiesto a Ranucci se ritenesse possibile un collegamento tra l'attentato e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari.

Su questo punto urge fare chiarezza, certe illazioni non possono rimanere nell'aria ad uso e consumo politico e mediatico di qualcuno e la chiarezza non può che venire dall'individuazione dell'esecutore materiale, che non essendo un fantasma e probabilmente neppure James Bond, qualche traccia da qualche parte l'avrà lasciata. Ogni lentezza nell'individuarlo rischia di diventare sospetta.

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