Cronache

Penne al salmone per uccidere il patrigno e avvelenare la madre: condannato a 30 anni

La Corte d'assise ha emesso la pena per Alessandro Leon Asoli. Il giovane aveva preparato un piatto di penne al salmone per la madre e il compagno, ma la sua intenzione andava ben oltre il gesto d'amore

Penne al salmone per uccidere il patrigno e avvelenare la madre: condannato a 30 anni

La condanna a 30 anni di carcere per Alessandro Leon Asoli, il 20enne che uccise il compagno della madre e tentò di avvelenare quest'ultima, è arrivata dopo 12 ore di camera di Consiglio. Oltre alla detenzione il ragazzo dovrà pagare i risarcimenti alla donna e alla famiglia della vittima.

Il piano omicida

Secondo la ricostruzione dei fatti, durante la sera del 15 aprile 2021, il giovane ha messo su il piano omicida nell'appartamento di via della Costituzione, a Ceretolo di Casalecchio del Reno, in provincia di Bologna.

Intorno alle 22, dopo aver fatto sedere a tavola la madre e il patrigno, il ragazzo aveva servito loro un piatto di penne al salmone. Inizialmente i due si erano straniti del gesto, ma subito dopo avevano accettato con piacere il servizio. Il primo ad accorgersi che qualcosa non andava era stato Loreno Grimandi, di 57 anni, compagno della madre di Alessandro, Monica Marchioni. L'uomo, dopo la prima forchettata, aveva subito sentito in bocca un retrogusto amaro, ma per non ferire il ragazzo aveva finto di mangiare con gusto. Nel frattempo, anche la donna aveva avvertito una strana sensazione e per questo motivo non era riuscita a finire il piatto. Al contrario, Grimaldi aveva inghiottito tutte le penne al salmone, precedentemente avvelenate con nitrito di sodio dal giovane e subito dopo si era sentito male.

L'uomo però non era stato soccorso subito perché, nel frattempo, il ragazzo aveva simulato una reazione di delusione e aveva invitato la madre a consolarlo nell'altra stanza mentre il patrigno stava morendo sul divano del salotto. A questo punto anche la Marchioni aveva cominciato ad avvertire uno strano malore e, per istinto, aveva cercato di raggiungere a fatica il compagno. In quel momento, però, il figlio l'aveva presa dalle spalle e aveva cercato di soffocarla. Qualche tempo dopo la donna aveva dichiarato ai carabinieri di aver sentito ripetutamente "Ma perché non muori?". Con le poche forze che le rimanevano, la vittima era riuscita a scappare dalle grinfie del 20enne e gridare aiuto.

Dopo una prima ricerca il giovane era stato trovato a casa della nonna e interrogato aveva dato una versione opposta a quella della donna. Alessandro, infatti, insisteva nel dire che l'uomo fosse stato avvelenato dalla madre sotto i suoi occhi.

La sentenza

Il 16 marzo scorso Monica Marchioni, che si è costituita parte civile, ha testimoniato sconvolta e in lacrime contro il figlio. Dopo quella notte la donna è stata ricoverata ed è rimasta un mese in terapia intensiva a causa dell'avvelenamento. Inoltre la sua cartella clinica racconta di gravi traumi psicologici oltre che fisici. Tenendo conto anche di queste ulteriori aggravanti, la procura di Bologna ha chiesto l'ergastolo per omicidio aggravato e 18 anni per tentato omicidio. In aula l'ex marito della donna e padre dell'imputato ha sempre testimoniato a favore del figlio, sostenendo che il ragazzo è sempre stato vittima del rapporto conflittuale tra lui e la moglie e questo ne ha determinato uno svantaggio psicologico. Anche il ragazzo aveva cercato di giocare la carta della salute mentale chiedendo di farsi accompagnare da uno psichiatra. Richiesta però rigettata.

Dopo 12 ore di camera di consiglio la Corte d'assise ha condannato il giovane a 30 anni tre dei quali, al termine della pena, in libertà vigilata.

In più il giovane dovrà versare un risarcimento di 500mila euro alla famiglia della vittima e 750mila euro di provvisionale per la sopravvissuta Monica Marchioni.

Commenti