Contagi tra i migranti: ecco perché è dilagato il Covid nei centri di accoglienza

Mancato distanziamento, impossibilità di isolare e logistica fallace nei trasferimenti: le cause che in pandemia hanno portato all'aumento dei contagi Covid tra i migranti

Contagi tra i migranti: ecco perché è dilagato il Covid nei centri di accoglienza

Sovraffollamento, trasferimenti caotici e scarsa attenzione alla prevenzione: sarebbero queste, insieme alla scarsa vaccinazione, le cause che, nel pieno della pandemia, hanno causato l'insorgere di focolai e cluster all'interno dei centri di accoglienza per i migranti in tutta Italia. Impossibile in molti casi mantenere il distanziamento, ancora peggio riuscire a isolare i casi positivi quando gli spazi non sono adeguati, con conseguenti contatti e contagi. Negli ultimi due anni queste condizioni hanno funzionato da booster e i centri per l'accoglienza si sono trasformati in una fonte di pericolo anche per gli operatori e le forze dell'ordine che ci hanno lavorato.

Basta ripercorrere le cronache degli ultimi due anni per trovare notizie di focolai e contagi all'interno degli hotspot, dei Cpr e dei centri di accoglienza, che si sono spesso ritrovati in situazioni di largo eccesso di ospiti. Una situazione già nota in molte realtà, soprattutto nel Sud Italia, che è detonata con l'emergenza Covid, durante la quale le istituzioni si sono attivate per chiedere ai gestori il rispetto, impossibile, del distanziamento di sicurezza e l'isolamento dei soggetti positivi. Testimonianze di questo tipo giungono da più parti d'Italia. Il quotidiano Domani nell'edizione in edicola il 29 giugno ha raccontato quelle di alcuni operatori della Toscana, che hanno riferito episodi che si sono verificati durante il clou della pandemia.

"Sono tanti i centri che sono stati posti in quarantena. A Borgunto, ad esempio, si era sviluppato in un certo periodo un focolaio con 22 ospiti contagiati", ha detto una fonte al quotidiano, aggiungendo che "abbiamo avuto un focolaio in un grande centro a Calenzano, uno a Sesto Fiorentino, un altro ancora all'interno dell'ex Sprar di Firenze che è il più grande della Toscana con una capienza a pieno regime di 130 posti, oltre ai diversi cluster che si sono sviluppati all'interno degli appartamenti dell'accoglienza diffusa in tutta la provincia di Firenze".

A ilGiornale.it, invece, Alberto Lieggio, segretario generale provinciale del sindacato Italia Celere, sezione di Trapani, ha spiegato: "Da Pantelleria vengono trasferiti solo i soggetti risultati negativi al tampone rapido effettuato all'atto dello sbarco. Tale procedura, però, non assicura che i medesimi, essendo stati a stretto contatto sulle imbarcazioni e a terra con soggetti risultati positivi, non diventino positivi Covid nei giorni successivi". Una fattispecie spesso accaduta e non solo a Trapani. "Così facendo si mettono a rischio tutti gli operatori delle Ff.pp. e degli altri enti che, in ragione delle operazioni da eseguire, vengono in contatto coi medesimi", ha concluso l'esponente sindacale.

Un esempio di quanto raccontato da Alberto Liegi si riscontra in un comunicato diramato il 28 agosto 2021 dal sindacato Italia Celere, in cui si riporta il caso di K.K., un migrante sbarcato a Pantelleria il 7 agosto dello scorso anno. Arrivato sull'isola, era stato sottoposto a un tampone rapido, risultato negativo. In ragione di quello, una settimana dopo era stato trasferito a Trapani con una motonave insieme ad altri stranieri che fino a quel momento avevano trovato alloggio alla caserma Barone. "Al termine delle procedure di fotosegnalamento, è stato posto in quarantena per gg. 10 presso un cas di Salemi (TP) e, al termine della quarantena, in data 23 agosto è stato nuovamente sottoposto a test antigenico da parte di personale dell’Asp di Trapani, risultato negativo". Ma il successivo 28 agosto, in vista del volo charter che lo avrebbe riportato in Tunisia, il 24enne è stato sottoposto a un tampone molecolare presso il Cpr di Trapani, dove si trovava dal 24 agosto, risultato positivo.

Nel comunicato si parla di "continua commistione che avviene durante le fasi di trasferimento" tra stranieri che hanno ultimato la quarantena e stranieri che sono appena sbarcati.

Una situazione che nel comunicato del 28 agosto 2021, viene definita una "bomba a orologeria per la salute degli operatori delle Ff.pp., per gli operatori dell’ente gestore del Cpr e per gli stranieri stessi."

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