Conte Godot

Il premier Conte ieri alle Camere ha parlato mezz'ora senza dire nulla di chiaro e definitivo, né sull'utilizzo di aiuti europei tipo Mes, né su tempi e regole della riapertura, se non generiche e ovvie indicazioni su distanziamento sociale e uso delle mascherine

Conte Godot

Il premier Conte ieri alle Camere ha parlato mezz'ora senza dire nulla di chiaro e definitivo, né sull'utilizzo di aiuti europei tipo Mes, né su tempi e regole della riapertura, se non generiche e ovvie indicazioni su distanziamento sociale e uso delle mascherine. Ha parlato di test sierologici e tamponi senza spiegare chi, come e quando dovrà farli (e neppure ha garantito che ce ne saranno a sufficienza entro il 4 maggio); ha spiegato che l'app per controllare i cittadini ci sarà ma anche no, nel senso che non sarà obbligatoria e non ci saranno penalizzazioni per chi non la userà. Insomma, siamo in pieno alto mare e non si intravede neppure terra.

Per le imprese e per i lavoratori aspettare Conte è come aspettare Godot, il protagonista dell'opera teatrale di Samuel Beckett che rimanda di giorno in giorno, di fatto all'infinito, il suo apparire sulla scena. Per questo zitti zitti gli imprenditori, per non morire di asfissia, hanno già avviato la ripartenza fai da te. In Lombardia sono già 450mila (meno di una su due) le imprese che non hanno mai chiuso e negli ultimi giorni hanno rotto gli indugi venticinquemila imprenditori, che hanno riaperto con una semplice comunicazione alla prefettura di riferimento. Si calcola che ogni giorno già oggi oltre un milione di lavoratori lombardi vada fisicamente in azienda. L'Istat, del resto, sostiene che in Italia il 71 per cento delle grandi aziende e il 65 delle piccole-medie siano sempre state aperte (2,4 milioni di imprese con oltre quindici milioni di lavoratori) e centomila - dati ministero dell'Interno - si siano accodate nelle ultime ore.

Scusate per la girandola di numeri, è solo per dire che lavorare si può, anche in tempo di Coronavirus senza aspettare Conte-Godot. Come si fa? Invece che a super-esperti e professoroni, al posto di inventarsi formule astruse e pensare a decreti complicati e incomprensibili, proverei a chiederlo agli imprenditori e ai rappresentanti dei lavoratori che lo stanno facendo. A occhio costa meno e in due giorni si va sull'obiettivo, non a parole ma nei fatti.

O ancora meglio: date poche regole, chiare e definitive; chi è in grado da subito di rispettarle apra, chi no si attrezzi, senza dover passare per le solite strettoie burocratico-formali. Se così non sarà, altro che «ripartenza ordinata». Sarà il far west, terra di banditi e avventurieri, e non ci sarà sceriffo in grado di riportare l'ordine.

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