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Così i cimiteri diventano i bancomat dei ladri

In tutta Italia aumentano i furti sacrileghi. Nel mirino dei ladri gli oggetti in rame, bronzo e persino le coperture in piombo, giocattoli e i fiori.

Così i cimiteri diventano i bancomat dei ladri

Rubare nei cimiteri è fin troppo facile. La sorveglianza è quasi sempre zero, i rischi sono pochissimi e il bottino è sempre importante. In tutta Italia, da qualche anno ormai, i campi santi sono diventati un vero e proprio bancomat per i ladri, degli autentici bazar dove ogni malintenzionato può (quasi) impunemente guadagnarsi illegalmente (e in maniera sacrilega) la pagnotta.

Nei cimiteri si può trovare di tutto ma nelle mire dei ladri ci sono innanzitutto gli oggetti di metallo. Il fenomeno si ricollega, perciò, al mondo sommerso dei predoni di metallo (in particolare di rame ma negli ultimi tempi sta aumentando vertiginosamente anche la “richiesta” di ghisa e bronzo) che rivendono tutto a prezzi praticamente stracciati. Se il colpo va in porto senza che nessuno riesca a scoprire il ladro sul posto, questo tipo di furti è praticamente “pulitissimo”. La refurtiva, consegnata agli acquirenti, solitamente viene fusa e reimmessa sul mercato come materia grezza. Delle lettere, dei portafiori, dei candelabri, delle statue non rimane praticamente nulla.

Non mancano nemmeno i casi in cui a essere rubati sono oggetti di uso comune che vengono lasciati dai parenti del defunto sulla tomba, accanto alla lapide. È il caso, ad esempio, dei genitori straziati dal dolore che posano accanto al cippo del figlio dei giocattoli, delle macchinine, dei pupazzetti. In questo caso i ladri riescono a valutare il valore degli oggetti e, nel caso stabiliscano che ne valga la pena, non si fanno remore a portarseli via. Il loro obiettivo è sempre lo stesso: trovare qualcuno a cui rivenderli e anche in questo caso ritrovare la merce rubata è difficile soprattutto nel caso di oggetti prodotti industrialmente in serie.

Ma non è certo a questo che si fermano i ladri. Il cimitero è una città di morti ai margini della città dei vivi e, agli occhi di chi sa ben guardare (e se ne frega della minima legge morale della pietas da osservare al cospetto del riposo dei defunti) si spalancano tantissime opportunità. Qualche settimana fa, al cimitero di Poggioreale di Napoli, un carpentiere venne arrestato dalla polizia perché scoperto – armato d’ascia – a tentare di divellere e poi rubare la copertura in piombo di una cappella gentilizia. Pochi giorni fa, a Verona, un 41enne è stato fermato in macchina con decine e decine di oggetti rubati ai cari estinti. A Monza la situazione è al limite della sopportazione, a Sala Consilina – nel salernitano – l’amministrazione comunale pensa all’istallazione di impianti di videosorveglianza. Insomma, quello dei cimiteri è un problema che non tiene conto di Nord e Sud, di centro e periferia ma coinvolge l’intera penisola.

A volte, però, capita anche che il ladro non sia spinto da motivazioni economiche e che, alla fine, faccia ritrovare quanto ha rubato. Come è accaduto a gennaio scorso quando i cittadini di Felonica, in provincia di Mantova, esasperati dai continui furti si svegliarono la notizia che interi sacchi pieni di vasi, statue e fiori erano stati ritrovati davanti al camposanto. Come riporta La Gazzetta di Mantova, si ipotizzò che dietro a quei furti potesse esserci una donna, probabilmente affetta da disagi psichici. Ma il lieto fine nel caso delle razzie nei cimiteri italiani è caso sempre più unico che raro.

Le aree destinate al riposo dei defunti sorgono solitamente fuori dai centri abitati - in ossequio ai minimi requisiti d'igiene pubblica entrati a far parte dell'ordinamento italiano dai tempi della dominazione napoleonica - e quasi mai sono dotati, per ovvie ragioni, di

telecamere di sorveglianza e, in troppi casi, persino dell'illuminazione notturna minima. Così i cimiteri, praticamente indifesi e in troppi casi lasciati nel degrado, sono diventati dei veri e propri bancomat per i ladri.

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