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Cosa cambia con la Meloni leader in Europa

Sapete quanti leader italiani sono stati Presidenti della rispettiva famiglia politica europea? Fino a due giorni fa, nessuno

Cosa cambia con la Meloni leader in Europa

Sapete quanti leader italiani sono stati Presidenti della rispettiva famiglia politica europea? Fino a due giorni fa, nessuno. Ma ora Giorgia Meloni è stata eletta alla guida del Partito dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr): cosicché, un po' tra il serio e il faceto, potremmo definirla leonessa d'Europa, essendo il leone simbolo del gruppo.

Si tratta di un'ottima notizia per l'Italia, che in questo modo vede riconosciuto un ruolo, attraverso la fiducia al leader del suo terzo partito. Sia chiaro, i Conservatori credono all'Europa delle patrie e quindi la rispettiva nazione primeggia, ma è indubbio che, con la pandemia e con il Recovery fund, sia oggi richiesta ai partiti di opposizione italiani, per governare, una revisione delle vecchie posizioni.

Gli slogan sull'Europa matrigna non funzionano più, ma al tempo stesso poco o nulla va nella Ue e molto si deve agire per recuperare la sovranità dei singoli Stati: Meloni alla guida di un gruppo importante fornirà certamente una spinta in questa direzione. Ma poi i conservatori rivestono un ruolo assai determinante anche al di là della Ue: il partito maggiore, dopo l'uscita dei Tories inglesi, è il Pis polacco, molto gradito a Washington, mentre affiliati all'Ecr sono i Repubblicani americani e il Likud. Tra Washington e Mosca, i Conservatori non hanno dubbi con chi schierarsi, e l'elezione di Meloni è un segno, non solo del radicamento occidentale del suo partito, ma anche delle capacità di Fratelli d'Italia di rafforzare questo asse geopolitico, una volta che andrà al governo. L'incarico non va letto, come faranno alcuni maliziosi organi di stampa, come uno schiaffo a Salvini. La Lega aderisce a un altro gruppo a Bruxelles, così come Forza Italia, ma questa varietà di collocazioni, più che un segno di debolezza del centro-destra, lo è di forza. E la carica di Meloni è un moto di fiducia da parte degli Stati Uniti, di grande valenza soprattutto se Trump sarà rieletto, per cui alla Lega non dispiacerà sapere che un suo alleato è gradito a Washington. Meloni presidente dei Conservatori porta con sé altri due elementi importanti.

A capo di un gruppo creato dai Tories, ove i polacchi sono il primo partito, qualcuno può ancora seriamente pensare di usare la stantia argomentazione del fascismo contro la leader di Fratelli d'Italia? Ci auguriamo di no, ma, visto il livello del dibattito pubblico, siamo molto pessimisti. Vorrà solo dire che gli antifascisti di cartapesta saranno ancora più ridicoli. L'altro elemento riguarda la parola «conservatore». Che in Italia è sempre stata poco fortunata, ed equivoca, come se tutti aderissero alla celebre formula di Leo Longanesi «sono conservatore in un Paese in cui non c'è nulla da conservare». Ma oggi vediamo il terzo partito italiano definirsi, orgogliosamente, conservatore, e ciò sarà importante per donare smalto, ma soprattutto sostanza, a questo termine. Perché lo scenario, italiano e mondiale, dei prossimi anni sarà sempre più orientato alla contrapposizione tra progressisti e conservatori.

Ed avere Meloni leader di quelli europei vuole dire già partire con diversi punti di vantaggio.

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