Coronavirus

"Le mascherine pure all'aperto? Se si è da soli percepita come ridicola"

Andrea Crisanti e Massimo Galli bocciano le misure contenute nel dpcm domani in Parlamento. "Mascherine all'aperto e chiusure anticipate non servono. Fare più tamponi"

"Le mascherine pure all'aperto? Se si è da soli percepita come ridicola"

"L'obbligo di mascherina all'aperto non risolve il problema". A dirlo è il virologo Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia all'università di Padova, intervenendo a Bongiorno su SkyTg24. Crisanti boccia in anticipo le nuove possibili misure anti contagio contenute nel prossimo dpcm, atteso oggi in Cdm e domani in Parlamento, che prevede mascherine obbligatorie all'aperto e locali e bar chiusi alle 23.

Obbligo di mascherina all'aperto

Perché se la mascherina serve a proteggerci, per il virologo quando si attraversa la strada da soli e intorno non c'è nessuno, diventa difficilmente comprensibile. Il problema, infatti, è l'efficacia dei provvedimenti restrittivi. "Faccio fatica a vedere come si può implementare delle sanzioni a migliaia di ragazzi assembrati davanti alla scuola o all'uscita. E poi si fanno errori: non è che si può pensare che 50 milioni di italiani per 365 giorni e per 24 ore non facciano nessun errore. Se si fa un provvedimento poi bisogna avere il coraggio di fare in modo che venga eseguito, è socialmente accettabile fare multe da 3-400 euro ai ragazzi che escono da scuola? Finora di multe ne ho viste molto poche", ha aggiunto il virologo. Perplessità condivisa da Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco e dell'università Statale di Milano, intervenuto ad Agorà su Rai 3. Anche per Galli la mascherina deve essere indossata all'aperto quando ci sono altre persone a meno di un metro di distanza. Mentre è assurdo metterla se si passeggia da soli. "Perché poi è normale che la gente la percepisce come ridicola e quindi rifiuta".

Chiusura anticipata dei locali alle 23

Ma Crisanti non boccia solo l'obbligo delle mascherine all'aperto. Anche l'altra misura, la chiusura anticipata dei locali, studiata dal governo per contenere la diffusione dei contagi non convince il virologo. "In Inghilterra l'hanno adottata e i casi sono in aumento. Non c'è nessuna prova scientifica che funzioni". Stessi dubbi verso l'eventuale misura del limite di partecipanti alle feste private: "Chi le controlla? In Inghilterra hanno messo un limite di sei partecipanti alle feste private, ma cosa facciamo? Creiamo un gigantesco Grande Fratello che verifica quante persone abbiamo a casa? Il problema a mio avviso è diverso: dobbiamo incrementare tutte le misure di sorveglianza attiva, quelle che ci permettono di capire, se una persona è infetta, chi la ha infettata. Test, contact tracing e sensibilizzare le persone ad adottare misure di sicurezza".

La scuola e la curva dei contagi

Per il teorico dei tamponi di massa la risalita della curva dei contagi è legato alla riapertura delle scuole, per cui è lì che bisogna agire. La scuola favorisce la socializzazione dei ragazzi, ma nel momento in cui escono, tutte le misure pensate per l'interno non valgono a nulla". Questo perché a scricchiolare è l'intero sistema messo a punto per proteggere gli studenti, gli insegnati e la società. "Questo è il nocciolo della questione: - dice Crisanti - non bisogna fare entrare a scuola le persone potenzialmente positive, bisogna abbassare la soglia della temperatura e bisogna fare in modo che studenti e insegnanti residenti in zone dove ci sono contagi a scuola non ci mettano piede. Perché all'interno delle scuole noi creiamo un ambiente che sicuramente favorisce sia la trasmissione del virus sia la socializzazione".

App Immuni vs tamponi

Che fare, dunque? I tamponi. "Bisogna aumentarli, abbiamo dato più possibilità al virus di trasmettersi aprendo le scuole e facendo ripartire l’economia, bisogna bilanciare aumentando i tamponi”, ha chiosato il virologo. Dubbia poi, secondo Crisanti, anche l'efficacia dell'App Immuni in funzione di un completo tracciamento dei contagi. “L’ho scaricata.

Penso che sia utile, ma per farla funzionare bisogna arrivare all’80-90% di adesioni, siamo molto lontani”.

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