Coronavirus

Dai sondaggi all'obbedienza

Dai sondaggi all'obbedienza

Dalle pagine del Corriere della Sera, la scrittrice Silvia Avallone, a proposito di Coronavirus, ieri invitava giustamente i giovani a fare la più grande delle rivoluzioni possibile allo loro età: disobbedire a se stessi, obbedire agli adulti e ai competenti. Nei momenti di grande pericolo e difficoltà non importa cosa pensi e ciò che credi, l'unica cosa che conta è «obbedire», verbo che erroneamente e per troppo a lungo ha avuto sinonimi tipo «debolezza», «sottomissione stupida», «mancanza di carattere».

«Obbedire» è un atto di fede, per farlo a volte serve grande coraggio (e intelligenza). Quando siamo su un aereo che attraversa una tempesta obbediamo alle disposizioni del comandante e del suo equipaggio indipendentemente dal fatto di capirne il senso. Che ci piaccia o no, le sue decisioni non vengono messe ai voti, perché la democrazia non è la negazione della pilotacrazia (nel caso del virus della dottorecrazia).

Il problema non riguarda però solo i ragazzi. Molte sciure milanesi sono furenti perché parrucchieri e boutique sono chiuse e per i parchi sbarrati ai lori cari Fido, e rivendicano le loro libertà insultando i politici che temporaneamente le comprimono. Ecco, stiano pure arrabbiate, basta che obbediscano.

Se sulla lotta al virus avessimo fatto decidere ai cittadini, probabilmente non ci sarebbe mai stata alcuna zona rossa. Ma forse per fortuna siamo alla fine della Repubblica basata sui sondaggi e all'inizio di quella basata sulle competenze. Per troppo tempo la politica è stata al traino della sondaggiocrazia (o del gradimento sui social che è un po' la stessa cosa). Gli italiani vogliono i porti chiusi? E noi chiudiamo i porti. Un mese dopo arrivano le Sardine che li vogliono aperti? E noi li riapriamo. E così via per ogni decisione, per un voto in più, assecondando e non guidando l'opinione prevalente del momento.

Ma che razza di democrazia è questa, che senso ha votare per scegliere gli uomini migliori a cui affidare il nostro futuro se poi ci ritroviamo in mano ai sondaggi? Tanto varrebbe nominare premier Alessandra Ghisleri, all'Interno metterci Antonio Noto, all'Economia Fabrizio Masia, e il governo sarebbe bello che fatto.

Non facciamo anche noi come i ragazzini.

Diventiamo rivoluzionari e obbediamo agli ordini, sarebbe la più alta forma di democrazia che sia mai capitato di vivere.

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