Napoletani contro De Magistris: "I migranti dove li metti? Noi qui non li vogliamo"

Polemizzano i residenti del Vasto e di Porta Nolana: "Non siete all’altezza di fare accoglienza, pensate prima a riorganizzare questa città"

Napoletani contro De Magistris: "I migranti dove li metti? Noi qui non li vogliamo"

Per salvare i migranti in alto mare, il sindaco Luigi De Magistris si era offerto di aprire il porto di Napoli alla nave Aquarius. “Senza soldi”. E non solo: il primo cittadino non aveva fatto nemmeno i conti con i residenti di quelle zone della città che da almeno un anno stanno urlando i disagi che sono costretti a subire per un’accoglienza che ha manifestato la sua inefficienza anche a Napoli.

“Caro Sindaco del Vomero Luigi de Magistris spiegami quale parte di abitanti di Napoli è d'accordo con questa idea di accogliere le navi di migranti? Forse hai pensato di metterli nelle case sfitte a via Cilea? Io napoletano non li voglio”, è la reazione di Francesco, componente del comitato Quartiere Vasto. Francesco ci vive al Vasto, da tempo denuncia la condizione di degrado e insicurezza in cui versano la zona di Piazza Garibaldi e tutta l’area circostante.

Nel suo quartiere ci bazzica la maggior parte dei migranti che approdano in città. Lì si concentrano le strutture alberghiere che li ospitano, all’ingresso di Napoli, vicino alla stazione centrale. Arrivano alla ricerca di protezione internazionale, ma, una volta offertogli un tetto temporaneo, vengono lasciati allo sbando. Qualcuno riesce a integrarsi. C’è chi si stabilisce a Napoli perché nel frattempo ha trovato un lavoro. Altri vivono di espedienti. Talvolta finiscono in pasto alla criminalità organizzata. Tante sono le risse, gli episodi di violenza e delinquenziali di cui si sono resi protagonisti nell’ultimo anno, fatti legati, forse, proprio allo stato di abbandono in cui spesso finiscono per ritrovarsi: è un crescendo, per gli abitanti del posto, che dicono di sentirsi prigionieri in casa.

“Se un Ministro senza cuore lascia morire in mare donne incinte, bambini, anziani, esseri umani, il porto di Napoli è pronto ad accoglierli. Noi siamo umani, con un cuore grande. Napoli è pronta, senza soldi, per salvare vite umane”, aveva proposto il sindaco De Magistris.

Mentre scriveva, proprio al Vasto, in piazza Principe Umberto, veniva allestito quello che è ormai diventato il quotidiano mercato della “monnezza” (guarda il video). I venditori sono principalmente rom e africani, persone disperate che, per racimolare qualche spicciolo, recuperano dai rifiuti tutto quello che è riciclabile e lo rivendono.

Tra la merce in esposizione su pezze stese a terra, finiscono anche prodotti contraffatti o provento di furto (guarda le foto).

Poco prima a Porta Nolana, zona situata a ridosso di Piazza Garibaldi, dal lato opposto del Vasto, dei poliziotti erano stati circondati da un gruppo di immigrati, dopo l’ennesima rissa a bottigliate di cui si erano resi protagonisti. “Siamo stanchi, abbiamo paura. Chi deve intervenire? Sono stanco e schifato del menefreghismo delle istituzioni”, sbotta Ciro Mauro, che con la sua famiglia vive in quella zona. “I veri razzisti siete voi che, professando la finta accoglienza, abbandonate gli immigrati ghettizzando un intera area”, afferma un altro residente, Gennaro La Marca, del comitato civico ‘Orgoglio Vasto’. La Marca, rivolgendosi al sindaco, poi aggiunge: “Non siete all’altezza di fare accoglienza, pensate prima a riorganizzare questa città”.

È da tempo che gli abitanti del Vasto e di Porta Nolana chiedono alle istituzioni di intervenire per ripristinare il decoro urbano e la legalità. Ci sono stati degli incontri, l’amministrazione comunale e la Questura hanno garantito più controlli. Degli interventi si sono visti, ma non sono stati sufficienti.

Circa un mese fa i residenti scesero in strada, affiancati da

immigrati, quelli che hanno fatto di Napoli la loro casa, stanchi anche loro del degrado e dell’insicurezza a cui devono ancora soccombere. Una bomba sociale, è stata definita. Ma probabilmente il sindaco se ne era dimenticato.

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