È un buco nero che, per decenni, ha continuato a drenare le risorse del sistema sanitario nazionale e calabrese. Ora quel capitolo potrebbe essere chiuso definitivamente perché l'Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Reggio Calabria è a un passo dal dissesto finanziario.
I commissari che, ormai diversi mesi fa, ne hanno assunto la direzione hanno messo in fila un po' di numeri: pignoramenti per un valore di 400 milioni di euro, contenzioso e decreti ingiuntivi pari a circa 250 milioni. Una esposizione debitoria monstre. Un buco nero che potrebbe aver inghiottito quasi 700 milioni di euro di fondi pubblici.
La triade che guida l'Asp (Giovanni Meloni, Maria Carolina Ippolito e Domenico Giordano) ha perciò chiesto al commissario regionale (la sanità calabrese è sottoposta da quasi dieci anni al Piano di rientro finanziario) di “disporre la gestione straordinaria dell'ente”, cioè il dissesto. Che, considerati i milioni in ballo, sarà sicuramente decretato. È il segnale di resa della politica e della burocrazia rispetto alla situazione economico-finanziaria di quella che è già stata definita “l'Asp più disastrata d'Europa”, nella quale era da molto tempo in voga la singolare pratica dei “bilanci orali” e, come ipotizzano alcune inchieste giudiziarie, delle “fatture pagate due volte” a fornitori e centri convenzionati della provincia reggina.
L'Azienda, oltre agli enormi problemi finanziari, pochi mesi fa è stata sottoposta a commissariamento per infiltrazioni della 'ndrangheta.
Adesso sarà la volta del default. Un'Asp sciolta e dissestata, dalle cui sorti dipendono quelle dell'intero sistema sanitario calabrese, tra l'altro oggetto di un decreto ad hoc del governo, varato lo scorso aprile proprio a Reggio Calabria, in attesa di conversione in legge (ha già superato il primo voto alla Camera).
Secondo quanto scrivono i commissari nella delibera con cui chiedono il dissesto, fin dal 2013 l'Asp “non ha approvato i bilanci preventivi e d'esercizio”. Il “processo di ricognizione” del debito pregresso, inoltre, “è stato avviato ma mai concluso, con gravissime refluenze nell'esplosione del contenzioso volto alla riscossione dei crediti vantati dai fornitori e delle azioni esecutive, numerosissime e non governate, poste a carico dell'istituto bancario tesoriere”.
E i pignoramenti, precisa la triade, ammonterebbero a “quattrocento milioni di euro circa”. A cui si aggiungono i “250 milioni” relativi a “numerosissimi atti introduttivi di contenzioso, decreti ingiuntivi, pignoramenti mobiliari e presso terzi”. Non si tratta di dati certi ma, chiariscono i commissari, soltanto di una “stima”: vuol dire che la situazione economica dell'Asp reggina potrebbe perfino essere più grave.
Sono ancora una volta “numerosissimi” i “verbali del collegio sindacale” in cui si “segnalano gravi criticità per quel che concerne il debito pregresso nonché il pagamento delle
relative partite debitorie e il mancato approntamento dei bilanci dell'Asp e, conseguentemente, la mancata previsione di appositi fondi rischi per fronteggiare il contenzioso pendente”.Un buco nero che più nero non si può.
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