Cronache

Il denaro per i terremotati è ostaggio della burocrazia

Il question time alla Camera tra l'M5S e la Finocchiaro, neo-ministro dei Rapporti con il Parlamento, svela come i 28 milioni per i terremotati raccolti con sms e bonifici sono paralizzati dalla burocrazia nelle casse della Tesoreria di Stato

Il denaro per i terremotati è ostaggio della burocrazia

Mentre la terra torna a tremare e a straziare l'Italia centrale, si viene a scoprire che sul conto della Tesoreria Centrale dello Stato riposano in tutta tranquillità i 28 milioni di euro donati dagli italiani per i terremotati di Marche, Lazio e Abruzzo. Denaro destinato ad aiutare i terremotati, ma paralizzato, come spesso accade in Italia, per motivi prettamente burocratici.

Soldi ostaggi della burocrazia

Il Moviemento 5 Stelle ha chiesto conto al governo di questi fondi, raccolti con sms e bonifici bancari provenienti da ogni parte d'Italia, durante il question time alla Camera. Il botta e risposta tra Laura Castelli e il neo-ministro dei Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro ha scoperchiato una realtà amara: quei soldi non si possono toccare. Infatti, come riporta La Stamapa, il "protocollo d’intesa per l’attivazione e la diffusione dei numeri solidali", siglato tra le società di telefonia, che raccolgono il denaro, e la protezione civile, prevede degli step precisi, un percorso obbligato che non può essere ostacolato. Poco importa delle esigenze dei terremotati, del freddo o della neve. E sì, perché come precisa la Finocchiaro prima di smuovere quei soldi dal loro torpore bancario bisogni prima un’analisi dei danni nelle singole regioni, poi si passo alla creazione di un comitato di garanti, che sorvegli e verifichi il rispetto delle norme nell'utilizzo dei fondi. Una pratiche che necessità di tempo, ma che ovviamente non tiene conto delle necessità.

Ma i terremotati stiano tranquilli, i soldi arriveranno. Una promessa che stona dopo 6 mesi d'attesa. Come spiega la Castelli su La Stampa, è "una procedura incredibilmente lenta che stride rispetto all’emergenza, il paradosso è che la solidarietà resta ostaggio della burocrazia". E la burocrazia a questo punto è letale.

Sorge una domanda: come è possibile che alla stipula dei contratti nessuno abbia tenuto conto della stagione invernale incombete e la conformità del territorio, predisposta, come spesso ci ricordano, ai terremoti e alle scosse sismiche, per creare un sistema che permettese di muovere quei soldi nel più breve tempo possibile? Eppure i fondi raccolti dalle aziende private hanno già dato vita a risultati concreti e visibili.

Commenti